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Rio (foto WIKIPEDIA).
Insieme con quella per i poveri la Chiesa cattolica
del Brasile ha fatto l'opzione preferenziale per i giovani.
La Giornata mondiale della gioventù (Gmg),
che si svolgerà a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio, così
come viene preparata ne è un segno particolarmente
chiaro. Non si tratta di un evento isolato, ma di un
percorso, di una grande opportunità per poter vivere
e annunciare la pienezza umana e la capacità di condivisione
che nasce dall'incontro con il Signore.
La Gmg è preceduta da una Settimana missionaria
che si svolge nelle diocesi brasiliane con l'obiettivo di
favorire un'effettiva esperienza di annuncio ai giovani
locali da parte dei giovani di tutto il mondo. Il tema
scelto da Benedetto XVI per la giornata è: "'Andate e
fate discepoli tutti i popoli' (Mt 28,19)" e chiama tutti,
e non solo i giovani, a confrontarsi col grande mandato
missionario. Il tema s'inserisce nell'Anno della
fede e riprende la "missione continentale" in atto nei
Paesi latino-americani, come ha fatto papa Benedetto
nel Messaggio d'indizione della Gmg. L'obiettivo è
quello di sviluppare una "cultura della missione" seguendo
l'indicazione della V Conferenza generale
dell'episcopato latino-americano e dei Caraibi, svoltasi
in Brasile nel 2007, nella città di Aparecida.
È significativo che la Gmg di Rio si collochi in piena
sintonia con queste due iniziative: l'Anno della fede
a livello di Chiesa universale e la "Missione continentale"
nelle Chiese particolari dell'America latina e
dei Caraibi. Il tema spinge alla missione con la forza
del contagio, della passione provocata dall'amore di
Cristo che abbraccia tutti, in particolare i più poveri.
Nel frattempo abbiamo avuto un Papa latino-americano,
Papa Francesco, che dà all'evento una caratteristica
speciale, conoscendo lui molto bene le ansie dei giovani
di queste terre e delle periferie del mondo.
Il Brasile e in particolare Rio de Janeiro sono in
pieno fermento in una dimensione straordinaria di accoglienza,
solidarietà e festa. Conosco i giovani brasiliani
perché sono stato ventisette anni missionario Fidei
donum in Brasile e ho ben presente – sia quando
ero a Rio de Janeiro come sacerdote e vescovo ausiliare,
sia nella cara diocesi di Petrópolis – il loro entusiasmo
contagiante, l'ardore della loro fede e la capacità
concreta di solidarietà. Se già gli incontri e i congressi
diocesani sono stati un evento con grande ripercussione
nella società, più ancora lo sarà questa Gmg.
Ma i giovani brasiliani fanno un'attenta distinzione
tra eventos de massa, eventi di massa, ed eventos de
multidão, eventi di moltitudine; i due riuniscono molte
persone, ma la maniera è profondamente diversa.
La massa è passiva, difforme e può essere manipolata.
Per esempio, in un grande show ognuno compra il
suo biglietto e ciò che unisce le persone è l'artista sul
palco e, finito lo spettacolo, si sciolgono i vincoli. Nella
moltitudine invece le persone non sono isolate, ma
unite non solo dallo spettacolo, ma da un ideale comune
che continua nella vita, in vista di qualcosa di più
grande e di un progetto concreto.
Così nella Gmg i giovani non s'incontrano solo negli
"atti centrali", come l'accoglienza e la Via crucis
sulla spiaggia di Copacabana, o la veglia di preghiera e la messa conclusiva nel Campus fidei a Guaratiba,
ma si riuniscono in gruppi, veri e propri "cenacoli",
cellule di "comunione di base". Sono i momenti di catechesi,
di celebrazione dei sacramenti, in particolare
dell'eucaristia e della penitenza, di convivio quotidiano,
anche in mezzo alle normali difficoltà, e di festa.
Papa Francesco il 26 luglio visiterà alcuni giovani detenuti
e confesserà alcuni pellegrini in un grande spazio
riservato per la riconciliazione. La Gmg rende possibile
un vero incontro con Cristo e con i fratelli: un incontro
personale e comunitario. E dal "cenacolo" si abbraccia il
mondo portando non pochi benefici anche di ordine sociale
soprattutto al Paese ospitante. È un grande stimolo
per la gioventù nella prospettiva della costruzione di
una civiltà più giusta e fraterna, senza esclusioni.
Il Brasile attuale è un Paese in piena espansione anche
se con un ritmo più rallentato del previsto. Dal
1992 al 2012 la classe media è passata dal 7,6% al
21,3% e circa 22 milioni di persone hanno lasciato la
zona della povertà estrema, anche se ne restano ancora
circa 10 milioni. In tutto questo la Chiesa è sempre vigilante
e protagonista e l'interesse per la vita sociale del
popolo brasiliano non è diminuito
proprio quando si
è accentuato, a partire dalla
Conferenza di Aparecida,
l'aspetto missionario.
L'opzione per i poveri si è
approfondita come frutto
dell'entusiasmo della fede
e della passione missionaria
che si fa con la testimonianza
di Gesù nella vita
normale e condividendo la
condizione degli ultimi.
Nel frattempo questa Gmg rende possibile realizzare
anche di fatto e non come pura intenzione l'altra
opzione: quella per i giovani. I simboli della croce e
dell'icona della Madonna hanno attraversato tutte le
diocesi del grande Brasile (che contiene nel suo territorio
più di 24 volte l'Italia) in incontri di carattere penitenziale,
come vere esperienze di fede sempre molto
partecipate. Ricordo solo il primo incontro del
2011 nell'arcidiocesi di São Paulo, quando ero ancora
in Brasile come vescovo di Petrópolis, con la partecipazione
di centomila giovani. Era proprio una moltitudine
vibrante di fede e solidale col destino di tutto il
popolo. I problemi della società e dell'umanità erano
tutti presenti: dagli effetti della globalizzazione alla
crisi mondiale del neoliberalismo che affligge popoli e
continenti, toccando particolarmente i più poveri.
Anch'io nei miei anni di missione ho potuto sperimentare
il dramma dell'esclusione e la presenza della
Chiesa nelle situazioni più difficili. A Petrópolis sono
stato a visitare un asilo, dedicato a un santo maronita,
são Charbel, in una favela della periferia chiamata
"Morro dos Anjos", "collina degli angeli", e i bambini
mi hanno fatto una grande festa (vedi foto). Alla fine
ho chiesto loro di salutare i loro genitori e particolarmente
le loro mamme. Anzi ho detto ai bambini che le
invitavo per un incontro nella settimana successiva.
Sono venute queste signore, erano una quindicina, tutte
poverissime, segnate dal dolore e dalla durezza della
povertà, con situazioni familiari drammatiche. Abbiamo
conversato insieme e ho proposto loro di fare,
aiutate dalla direttrice dell'asilo, alcuni lavoretti di artigianato,
borsette, camicie, foulard, e di venderli in
centro. Hanno formato così una piccola cooperativa
che si è chiamata club das mães, club delle mamme.
Dopo sei mesi sono passato a incontrarle di nuovo
ed erano tutte contente e mi hanno accolto questa volta
anche loro in festa. Mi hanno detto che avevano cominciato
a guadagnare qualcosa e questo era molto importante
per arrotondare il pur misero salario, vendendo
i loro prodotti di artigianato. Ma il motivo della loro
gioia era soprattutto perché avevano scoperto la stima
verso sé stesse, di essere capaci di fare qualcosa, di
prendere iniziativa e di superare la rassegnazione. «Abbiamo
scoperto que a gente è gente! Che noi siamo
gente; siamo persone, siamo qualcuno. Abbiamo scoperto
la nostra dignità, il nostro valore». E questo è
molto più grande degli stessi risultati economici.
Inoltre dopo gli incontri
leggevano la parola di Dio e
si arricchivano con la reciproca
testimonianza. Infine
mi hanno detto: «Dom Filippo,
poi le vogliamo dire che
quando noi ci siamo incontrati
per la prima volta lei
non ci ha chiesto come eravamo
messe in famiglia, se
venivamo in chiesa, se eravamo
ben sposate o altro
[erano quasi tutte o ragazze
madri o abbandonate o separate, e sostenevano la famiglia
nella povertà estrema]. Semplicemente tu ci hai accolte.
Grazie signor vescovo!». Quei volti me li sono
portati con me anche nell'attuale missione a Taranto,
che non è meno complessa e difficile del Brasile. La missione
è innanzitutto accoglienza, condivisione, abbraccio;
e questo è parte essenziale dell'annuncio di Gesù.
Così sarà la Gmg Rio 2013: una testimonianza reciproca
di giovani ad altri giovani; della giovane Chiesa
dell'America latina ad altre Chiese magari più antiche e
anche più stanche. Questa Gmg sarà per i nostri giovani
italiani e, nel mio caso, per i pugliesi e i tarantini di
cui mi faccio compagno, non solo un grande evento
memorabile, ma un vero percorso di crescita, guidati
da Papa Francesco, per imparare il suo stile e la sua immediata
testimonianza evangelica. Tutti noi, compresi
quelli che non potranno andare in Brasile, potremo vedere
riaccesa la speranza. Personalmente porto nel cuore
un desiderio e una domanda per l'Italia e per la mia
città: invoco un futuro rinnovato da una fede viva, da
una semplicità evangelica e da una solidarietà operante.
Senza inquinamento ambientale e con un lavoro degno.
Con i giovani come protagonisti.
di dom Filippo Santoro *arcivescovo di Taranto
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