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L'ex presidente della repubblica è scomparso il 29 gennaio 2012 a Roma.
Per celebrare la sua stretta amicizia con la Società San Paolo e il suo amore per
Maria, pubblichiamo un suo intervento inedito fatto con monsignor Rossano.
Ho letto in un libro: «Al Figlio
Maria riferirà ogni gesto della
sua vita: dalla presentazione
al tempio, alle nozze di Cana,
fino ai piedi della croce sul Golgota,
dove Gesù si lascia uccidere senza
ribellarsi. Del resto, che cosa poteva
fare una creatura semplice come
Maria di Nazaret, se non ubbidire
di volta in volta a un volere tanto
più alto del suo progetto umano?»..

Nostra Signora del perpetuo soccorso, icona bizantina di scuola
cretese del XIV sec. (Roma, via Merulana 31, foto CENSI).
Interpretazioni indebite
Che cosa poteva fare? Non condivido
molto la domanda, perché mi
pare si riduca l'esaltazione di un
"sì" detto in assoluta libertà: quel
"sì" non era condizionato! È come
se noi dicessimo che il "fiat" era ridotto.
«Che altro poteva fare»: poteva
dire di no! «Che altro poteva fare
»: a mio avviso è un pizzico riduttivo
dello splendore di un sì libero
di questa incantevole creatura
(«Ave piena di grazia»).
«E come può avvenire questo se
non conosco uomo?». «Lo spirito ti
adombrerà, [...] si chiamerà Emanuele ».
Ottenuta la spiegazione: se ci fosse
stato un atteggiamento un briciolo
succube, non ci sarebbero state
neanche queste domande. Ottenuta
la spiegazione: «Si faccia secondo
quello che tu hai detto!». E poi con
una battuta che credo i giornalisti apprezzeranno
più di me, ma che a me
piace sempre immensamente perché
mi sa di cronaca immediata: «L'angelo
partì da lei». Servizio compiuto. È
tornato a dire: ho la risposta.
Una seconda considerazione. Qualcuno
dice che Gesù sulla croce affida
Maria al discepolo prediletto: «Ecco
tua madre». Non sono di questo parere,
perché nel mio vangelo non vedo
tale interpretazione. Vi faccio un altro
esempio: in una chiesa di Roma a
Natale un sacerdote disse che Giuseppe
con la sua sposa incinta andava a
Betlemme per quell'impegno imposto
dall'imperatore dell'epoca e finirono
in una grotta, perché Giuseppe
era povero. Questo non è scritto.
L'elenco degli assistiti dal comune
dell'epoca non ci è giunto, ma il
Vangelo dice: «Non c'era posto per
loro nell'albergo». È segno che andò
nell'albergo. Non credo che Giuseppe (con quel bastone che gli viene affidato
obbligatoriamente in mano e
che finisce con il giglio, altrimenti
uno avrebbe dei sospetti) avrebbe
pagato a legnate. Se è andato a bussare
è segno che era in condizione di
pagare. Nel mio vangelo non c'è
scritto che era povero; c'è scritto:
non c'era posto per loro. Cioè: c'è
scritto che il posto c'era. Non c'era
posto per loro. È molto pesante questo,
perché lo possono dire anche
per Oscar Luigi, dire che qui
dentro a volte non c'è posto
per qualcuno, ma il posto c'è.
Noi a volte facciamo delle
alterazioni indebite, come
quando diciamo: Gesù l'affida
al discepolo. Ma il Signore
dalla croce ha detto: «Ecco
tua madre!». Cioè il Signore
ha letto una pagina dello
stato civile del Paradiso. Ha
annunziato uno status del
quale sono interessato, perché
Giovanni mi rappresentava.
Il Signore dalla croce ha
detto: «Oscar Luigi, ecco la
tua mamma!». Non me l'ha
affidata. Mi ha dato lettura.
Poi Giovanni che fa?: «Et
ex illa hora accepit eam discipulus
in sua». «Accepit»: è
lui che l'accoglie. Ciò che
m'interessa non è tanto che
mi venga affidata: ciò che muta
totalmente la mia presenza
sul piano della redenzione
è che Maria di Nazaret, Madre
del Cristo, Madre di Dio,
è la mia mamma, mia. È la
mia mamma! E se per Gesù è madre
nella carne, per me è madre altrettanto
vera e reale nello spirito.

Madonna del Buio (1450 ca, autore ignoto) nel
santuario di S. Maria del Sasso a Bibbiena (Ar, foto CENSI).
Maria mia madre
«Ecco la tua mamma! Donna, ecco
tuo figlio!». Questo "donna" dà
la sensazione che Cristo quasi si
stacchi per lasciarla totalmente
all'uomo. Ma di qui nasce tutto. Perché
Dio è giunto all'uomo attraverso
il sì di questa incantevole creatura,
attraverso il sì che l'ha fatta
mamma. Dio cioè ha trovato le porte
spalancate per giungere all'uomo
attraverso il sì di questa creatura, attraverso
la maternità di lei.
Il Cristo dalla croce, dopo aver
dato tutto – quando ormai si spegneva
la sua vita, finiva questa sua umana
avventura, così tragicamente,
per amore – dice all'uomo: Ecco la
tua mamma! Cioè: io la costituisco
madre perché tu abbia la stessa strada
che attraverso di lei conduce
l'uomo a me. La maternità di Maria,
Madre di Dio (theotokos), fa sì
che Dio entri nel tempo e nell'umanità.
Così Dio ha voluto da sempre,
condizionandosi a un sì di una creatura.
E quindi Dio dalla croce, il Cristo,
il Verbo fatto carne che è venuto
ad abitare fra noi, ha indicato in
lei la Madre dell'uomo, la Madre nostra,
la mia mamma! Perché io abbia
la strada per andare a Dio.
Io non sono un teologo: per me la
Madonna è la mamma! Lasciamo
stare quelli che sono tutti delicati e
complicati, perché la Madonna è
semplice. Ed è la madre della semplicità.
Allora io non riesco mai a dire:
"La devozione alla Madonna",
perché mi sembra subito di entrare
in una procedura – carta da bollo
mariana, timbro mariano, ceralacca
mariana, quindi azzurra... – e poi
una domanda: altissima, reverendissima,
eccellentissima..., virgola a capo.
Quando uno ha finito di considerare
questo, non sa neanche più
cosa deve chiedere, tanto ha l'esaurimento
nervoso, come capita in genere
nelle pratiche con i ministeri...
Mamma! Mamma è domanda e
molte volte risposta. Ebbi, fra i grandi
doni che mi ha fatto Domineiddio
nella mia lunga vita, quello di conoscere
il prof. Ezio Franceschini (rettore
dell'Università cattolica, dove ebbi
l'immensa gioia di studiare) e una volta
gli sentii dire in una pubblica conferenza:
«Io vivo solo, e a volte
sento questa solitudine. Ma
quando entro in casa, tornando
dall'università, e trovo questa
casa vuota, con nessuno,
mi devo preparare la cena...
Allora grido a gran voce:Mamma!
E la mia casa si riempie di
luce e di calore!». Era anche
animo di poeta; ma era una
splendida chiamata, uno splendido
grido di fede: Mamma!
Questo è molto bello!
La devozione alla Madonna
cos'è? Ma è l'amore alla mamma,
detto senza tono enfatico.
Se no si pensa di ricevere la critica:
questo è sentimentalismo!
Beh, se è il proprio amore,
non è sentimentalismo.
Prima ho detto che l'affidamento
non è indicato; è Giovanni
che a nome mio dice: accepit.
Per questo io sono solito
dire: il Cristo dalla croce legge
una pagina dello stato civile.
Dice: «Tu, Oscar Luigi, sei figlio
di Maria di Nazaret che,
vedi caso, fra l'altro è la mia
mamma» e aggancia una parentela
stretta col Verbo fatto carne. «Io ti annunzio
– senza chiedertene permesso
– che è la tua mamma, ma dipende da
te che possa fare la mamma». E il Verbo
fatto carne accettò tutto di figlio:
«Beato il ventre che ti ha portato e il
petto che hai succhiato!». Cioè, beata la tua mamma!
Gesù
accettò di stare nel seno di lei per nove
mesi; quale fu il dialogo, il rapporto,
la sinfonia? È nel mistero di Dio e
di lei. Dio, nell'assoluta luminosa totale
bellezza della sua onniscenza, lei
comunque e sempre creatura, la prima,
la più alta, ma creatura. Sempre
questo salto di abisso...
Gesù ha accettato di fare il figlio
fino a 30 anni. Poi lei lo seguì costantemente.
Un giorno gli fu detto:
«Qua fuori c'è la tua mamma e i
tuoi fratelli». Come saranno suonate
ai timpani del cuore di lei le parole
di lui che diceva: «Ecco mia madre
e i miei fratelli» guardandosi intorno;
«Chi fa la volontà del Padre
mio mi è fratello e sorella e madre»,
entra nella mia intimità familiare.
Allora il rapporto con questa
creatura che è la mia mamma (perché
mi è stato annunziato) è il rapporto
che un figlio ha con sua madre.
Quando si parla a volte con delle
madri un po' anziane, dicono:
«Ma se non servo più! Lui è sposato...
Lei adesso è madre... Io sono la
nonna sì, ma sa...». C'è questa specie
di limitazione: «Sa, lui adesso ha
studiato». Quante volte ancora oggi
capita: «Sa, lui ha studiato, noi no,
mio marito ed io no, noi...».
Magari questo figlio (analfabeta tutto
maiuscolo, con il dott. davanti, ma
dottore in analfabetismo) sente e fa vivere
ai genitori il distacco per ragioni
di cultura, questa forma d'infiammazione
delle meningi. Allora il discorso
è che quella mamma, una donna semplice,
non possa più fare la mamma,
perché mamma lo è, è uno status, ma
mamma lo fa nei limiti in cui il figlio o
la figlia fanno il figlio o la figlia. Il Cristo,
il Verbo fatto carne, fu totalmente
figlio e consentì a lei di essere totalmente
madre: questa è la strada, questo
è il rapporto, questo è l'aggancio
che anche noi possiamo avere.
I sì della vita
Vorrei, finendo queste mie considerazioni,
dire due cose brevissime,
ma che ripeto ogni tanto a me stesso:
sfruttiamo tanto poco questo nostro
status! Mi piace usare il termine
"sfruttare"; ci è stata indicata
questa strada semplice, di colei che
ci prende in braccio a qualunque
età. È comodo essere portati, occorrono
due condizioni: lasciarci prendere
e non chiedere dove si va, fidarsi,
che sono i collegamenti di un figlio,
dell'amore. Tutto questo parte
da quel sì: Dio mandò l'angelo a fare
una richiesta di amore ed ebbe
da Maria una risposta di amore.
Oscar Luigi Scalfaro
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