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Famiglia, lavoro e festa: sono le parole chiave del VII
Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Milano
dal 29 maggio al 3 giugno 2012 (per i particolari
vedi www.family2012.com/programma). «Un trinomio
», spiega monsignor Franco Giulio Brambilla, nuovo
vescovo di Novara e co-presidente del Comitato teologico-
pastorale per l'evento, «che parte dalla famiglia
per aprirla al mondo: il lavoro e la festa sono modi con
cui la famiglia trasforma lo "spazio" sociale e rende vivibile
il "tempo" umano». L'Incontro non interesserà solo
la diocesi ambrosiana, ma tutte le Chiese di Lombardia
e immediatamente propone una novità rispetto alle
altre edizioni: la volontà di un cammino,
di un percorso di avvicinamento
"verso Milano", in cui le famiglie
sappiano fare memoria e raccontare
sia esperienze positive sia
situazioni di crisi.
«Il racconto», specifica monsignor
Brambilla, «è lo strumento per
eccellenza della memoria, perché
permette di prendere distanza dagli
eventi, di ricostruire così un filo rosso
che li collega e, infine, di aprire finestre
di speranza». La celebrazione
dell'Incontro metterà a fuoco tre
modi di rendere vivibile la vita quotidiana:
vivere le relazioni (la famiglia),
trasformare il mondo (il lavoro)
e umanizzare il tempo (la festa).

Famiglia... (foto CENSI).
1. «La famiglia. Il cuore dell'Incontro
risiede nella famiglia. Una
prima necessità, soprattutto per i
Paesi globalizzati», continua monsignor
Brambilla, «è sottrarre la famiglia
al suo regime di "appartamento".
Quando Gesù mette casa tra noi, il suo è un
modo sì di abitare lo spazio, ma anche le forme della vita.
Per questo occorre mettere le case e le famiglie in rete;
bisogna aprire la casa verso la società e, viceversa, bisogna
che la società ritrovi casa attraverso le famiglie.
«La società non è una somma di individui ma il risultato
di relazioni; una società che tesse la sua tela sull'ordito
dei rapporti uomo-donna, genitori-figli, delle relazioni
tra fratelli, soggetti che formano la trama della società
civile. Tutto si sviluppa in famiglia; è lì che s'impara
a vivere la casa come insieme di relazioni ed è
quell'esperienza che influisce sui modi di vivere la società.
In casa si trasmettono i valori fondamentali: la fiducia
che la vita è buona perché ci è donata.
«La figura della madre, origine della vita, la sua gratuità
nel donarci cura e presenza, è centrale in questo senso.
La responsabilità: la vita ricevuta deve essere spesa e
donata a nostra volta. E questo lo trasmette il padre, la
voce che chiama, che ci proietta nel futuro, colui che si
imita, il primo incontro con l'alterità. Infine, in casa,
s'impara l'apertura al mondo grazie alla relazione con i
fratelli; rapportandoci a loro impariamo a percepire l'altro
non come minaccia ma come promessa». La diocesi
di Milano e il Pontificio consiglio per la famiglia hanno
realizzato 10 catechesi, documento base dell'evento e
della sua preparazione, testo di riflessione su cui orientare
il cammino che ci porta all'Incontro, per illuminare
l'intreccio tra l'esperienza della famiglia e la vita quotidiana
nella società e nel mondo.
2. «La famiglia abita il mondo con
il lavoro e attraverso il lavoro il
mondo stesso viene reso abitabile.
Il lavoro inteso non solo come sostentamento
ma anche come strumento
d'identità. Per questo duplice
aspetto, il lavoro crea anche situazioni
di criticità: per l'uomo, perché
la mancanza di lavoro è motivo
di crisi identitaria; per la donna, perché
comporta difficoltà nella conciliazione
con la gestione della casa; e
per i giovani, perché la precarietà
del lavoro rimanda l'incontro con il
mondo e con la realtà».
3. Ultima parola chiave è la festa.
«La famiglia umanizza il tempo
con la festa: giorno in cui l'uomo dismette
i panni del soggetto di produzione
per diventare soggetto di
liberi legami. Giorno, quello della
festa, in cui cambiare passo per dare
senso e umanizzare anche gli altri sei! Anche la festa
presenta dei rischi: di ridursi al tempo libero, a essere
semplice intervallo tra le fatiche, per rimettere ancora
l'uomo a lavorare. La festa, diversamente, celebra che
l'uomo è "signore" del tempo, può permettersi di perdere
tempo sapendo che non è tempo perso. Festa è anche
riposo, tempo per l'uomo, per sé, per l'altro e per Dio.
Tempo dell'eucaristia (la domenica), tempo per la comunità,
la carità e la missione.
«Chiariti i temi e le novità dell'Incontro, una volta
"spente le luci" che cosa vi augurate che resti? «Una volta
conclusa la settimana, la speranza è che i temi, le criticità
sollevate e le esperienze d'incontro con le famiglie di
tutto il mondo rimangano patrimonio per ossigenare in
modo nuovo il trinomio famiglia, lavoro e festa. E dare
un volto più umano alla vita quotidiana».
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