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L'evento, dal tema "Dio educa il suo
popolo. La liturgia sorgente inesauribile
di catechesi", si è svolto il 22-26 agosto.
Vita Pastorale è stata presente
e propone ai lettori l'introduzione
programmatica del presidente del Cal.
La Settimana liturgica si inserisce
negli Orientamenti pastorali
dei vescovi italiani per il prossimo
decennio. Educare alla vita
buona del Vangelo, avendo cura
di mettere «inequivocabilmente in
luce il primato di Dio» nel processo
educativo. Sicché, pur essendo
la Chiesa il soggetto integrale
dell'azione liturgica, essa rimane
sempre la destinataria e mai l'artefice
dell'opus salutis, poiché nell'atto
di culto è sempre lui, il Signore,
a svolgere il ruolo di primo attore e
primo pedagogo in ogni plebs sancta
adunata, della quale si prende
amorevolmente cura, educandola
al servizio sacerdotale, all'adorazione,
alla lode, come ci suggerisce Dt
4,36: «Dal cielo ti ha fatto sentire
la sua voce per educarti».
È opportuno altresì ricordare
che «se il termine leitourghia sotto
il profilo semantico sembra porre
l'accento sul popolo, sull'azione
della Chiesa da farne il solo soggetto
dell'azione liturgica, occorre invece
ricordare e ribadire che non vi
sarà autentica azione liturgica che
non debba essere al tempo stesso
theourghia, ossia azione di Dio, di
cui essa è nient'altro che serva»

Chiesa
di Sant'Antonio Taumaturgo,
celebrazione eucaristica
presieduta dal card. Josip
Bozanic (foto Censi).
La liturgia, sorgente di catechesi
Consci che la prima e fondamentale
scuola di liturgia è la liturgia
stessa nella pluralità dei suoi codici,
con i suoi spazi ordinati e i suoi
gesti; i suoi profumi e i suoi colori;
le sue parole e i suoi silenzi; le sue
melodie e i suoi gemiti, la Settimana
si è occupata anche di una seconda
dimensione: la liturgia, sorgente
inesauribile di catechesi, ovvero
«scuola permanente di formazione
attorno al Signore risorto, luogo
educativo e rivelativo in cui la fede
prende forma e viene trasmessa».
E
poiché «prima e per di più necessaria
sorgente dalla quale i fedeli possano
attingere uno spirito veramente
cristiano» (Sacrosanctum Concilium
14), la liturgia può essere giustamente
chiamata «catechesi permanente
della Chiesa»; «sorgente
inesauribile di catechesi», perché ci
«permette di cogliere in unità tutti
gli aspetti del mistero di Cristo, parlando
con linguaggio concreto alla
mente come ai sensi»; perciò «preziosa
catechesi in atto».
In verità, in questi anni il rapporto
tra catechesi e liturgia è stato e
continua a essere oggetto di interessanti
approfondimenti in cui la
preoccupazione formativa ed educativa
non ha riguardato solo i contenuti
da trasmettere ma anche le
modalità e le forme con le quali comunicare,
sebbene su questo versante
non sempre sia stata raggiunta,
di fatto, quell'auspicata intesa
tra le due discipline, proposta dal
magistero ordinario. È noto come il
retaggio della cultura illuministica,
che ha caratterizzato il doveroso impegno
catechistico della Chiesa
post-tridentina, tenda ancora oggi a
fagocitare il linguaggio liturgico e a
confonderlo con quello catechistico.
Basti dare tra l'altro uno sguardo
alla riflessione teologica: e qui
sembra emergere che l'assioma liturgico-
patristico del per ritus et
preces (SC 48) sia stato così ripetutamente
infranto che le parole sembrano
prevaricare sullo stesso rito.

In
ordine: il presidente del Cal
e vescovo di Cerignola-Ascoli
Satriano mons. Felice
Di Molfetta si congratula
con il card. Angelo Comastri
insieme con il vescovo
di Trieste Giampaolo Crepaldi (foto Censi).
Vivere il mistero della salvezza
In questa sede e per quello che ci
compete, è d'obbligo ricordare che
la funzione propria della liturgia
non è quella di insegnare per consentire
lo scambio di informazioni,
ma è quella di far vivere ai credenti
il mistero della salvezza e introdurli
in esso. Con il suo linguaggio rituale,
la liturgia mira infatti a far entrare
simbolicamente i soggetti
celebranti in una relazione
viva con Colui che è
all'origine della nostra fede
e della nostra vita salvata.
Perciò, più che un
contenuto da capire è un
mondo da abitare; un
contesto relazionale in
cui entrare.

Messa a San Giusto (foto Censi).
La liturgia infatti non si
preoccupa della
spiegazione
del senso o
dell'illustrazione
dei
suoi valori
perché, in
quanto actio,
con il
suo Ordo
traccia il percorso
verso l'incontro
con Colui che è all'origine di ogni
operazione sì da precederla nel disegno
della sua estrema gratuità. Essa
infatti comunica principalmente
per esperienza; esprime e alimenta
la fede, più che il suo contenuto; fa
cogliere a coloro che hanno già compiuto
di fatto una scelta e sono già
iniziati a una vita secondo l'evangelo
la presenza del mistero.
Non è superfluo altresì ricordare
l'antico adagio di Prospero d'Aquitania
secondo il quale è la lex orandi
a dover stabilire e ispirare la lex
credendi. Per cui, è inevitabile che
ci si interroghi a livello celebrativo
se sia opportuno tematizzare la parola
di Dio al fine di facilitare
l'istruzione omiletica e catechistica.
Se a ciò si dovesse ricorrere,
l'Ordo lectionum Missae
ci avverte che siddetta
operazione «è in contrasto
con la concezione esatta
dell'azione liturgica,
che è sempre la celebrazione
del mistero
di Cristo e che per
sua tradizione nativa
ricorre alla parola
di Dio non in forza
di sollecitazioni
pastorali o di motivi
di natura contingente,
ma nell'intento
di annunziare
il Vangelo e
portare i credenti
alla conoscenza di
tutta la verità».

Visita
ad Aquileia (foto Censi).
Nel percorso dell'iniziazione
In tal senso, la nostra Settimana
mira tra l'altro a realizzare quella
auspicata alleanza tra liturgia e catechesi,
tra parola e rito attraverso il
naturale processo di convergenza e
integrazione soprattutto
lungo il percorso dell'iniziazione
là dove la Ecclesia
orans manifesta il suo
genuino volto di Mater
christianorum verissima,
secondo la felicissima
espressione di Agostino;
madre gestante, madre mistica
alle cui misteriose
mammelle i figli possono
dissetarsi con il latte del
Logos. Così dice di lei un
canto della Chiesa armena:
«Madre della fede e talamo
di nozze sante; talamo
celeste e dimora dello
sposo immortale che ti ha
ornata per sempre! Nelle tue fonti
ci rigeneri come figli della luce. Tu
ci distribuirai il pane immacolato e
ci dai da bere il sangue puro».

Una delle dodici
lampade d'apertura portata
da suor Fiorella Schermidori (foto Censi)
Ciò potrà avvenire mettendo in atto
quella efficace esperienza patristica
intesa a coniugare all'interno della
formazione catecumenale la dimensione
catechetica, liturgica, ascetica.
Significativa è una delle tante
testimonianze patristiche che qui
piace ricordare, quella di Quodvultdeus
il quale, rivolgendosi a coloro
che erano prossimi al battesimo, dice:
«Gli esorcismi, i salmi, le insufflazioni,
il cilicio, la genuflessione [...]
tutto ciò è cibo con cui vostra madre
vi alimenta nel suo grembo per potervi
far nascere nell'acqua dal battesimo
e presentarvi a Cristo esultanti
di gioia» (De Symbolo III,1).

Mons. Bruno Forte con Luciana Biecker, una segretaria dell'accoglienza (foto Censi).
D'altronde, è nel cantiere della
iniziazione cristiana che si intrecciano
le tematiche del primo annuncio,
del catecumenato e della mistagogia,
della celebrazione dei sacramenti,
della comunità nel giorno festivo
domenicale e del compito educativo
della famiglia e della comunità.
In questo contesto, la liturgia diventa
forma di vita, risorsa generatrice
di senso, luogo in cui accade la
vita buona perché grembo
fecondo della Chiesa
da cui il cristiano è generato,
allevato e nutrito.
Sarebbe perciò poco
corretto usare la liturgia
come semplice occasione
in cui inserire, quasi fosse
un "contenitore"13, un'attività
educativa di altro genere;
oppure sottometterla
a un progetto o a un programma
che le sia estraneo,
dal momento in cui è
tutto l'insieme della liturgia
come azione celebrativa
e simbolica che costituisce
un linguaggio globale
manifestativo della parola di Dio e
dell'accoglienza della fede.
Un patrimonio di fede e cultura
In quest'area geoculturale aquileiese,
mirabilmente segnata dalla presenza
e dall'azione di santi pastori e
mistagoghi quali furono Valeriano,
Cromazio, Eusebio, Paolino, la liturgia
ha dato forma celebrativa alla fede
dei cristiani, producendo tracce significative
di sé, cariche di cultura e
testimoni di spiritualità. Questo ricco
patrimonio di fede e di arte ha consentito
di educare con la liturgia attraverso
le sue espressioni più qualificate,
contribuendo a rendere bella oltre
che buona la vita secondo l'evangelo.
Questo è il compito della liturgia. E
tale deve rimanere. Anche se «spesso,
purtroppo, la liturgia è divenuta
una scuola. Vi si vuole mettere di tutto.
Essa, invece, deve restare un'attività
simbolica e ludica. [...] Consiste
nell'accoglienza gustosa di Cristo attraverso
l'azione liturgica. L'anima e
il corpo sono catturati, anche se l'intelligenza
non ha capito tutto»14.
La Settimana liturgica ha evidenziato,
attraverso l'articolazione delle
tematiche in programma, il singolare
paradigma educativo presente
in ogni celebrazione, dietro e nella
quale c'è il Signore vivente e sempre
veniente nell'atto di rivelarsi e
farsi incontrare dalla Chiesa sua
sposa attraverso parole e gesti rituali
intrinsecamente uniti e vivificati
dalla potenza dello Spirito per narrare
nell'oggi del tempo e della storia
le sue meraviglie.
monsignor Felice Di Molfetta,
vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano
e presidente del Cal |