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N. 10 ottobre 2004
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Le
grandi figure della Chiesa "Paolo, servo di
Gesù Cristo" La mirabile storia dell’Apostolo delle genti, innamorato di Cristo e annunciatore instancabile del suo Vangelo. All’inizio della Lettera ai Romani, Paolo si presenta con alcune veloci parole che sono la fotografia di tutta la sua vita: "Paolo, servo di Gesù Cristo" (Rm 1, 1). È davvero straordinaria la storia di Paolo. Nasce nei primi anni dell’era cristiana in Cilicia, a Tarso, città che era una delle capitali del commercio e della cultura di quel tempo; e, proprio per questo, Paolo poteva dire con senso di fierezza: "Io sono un uomo giudeo, di Tarso, cittadino di una città non ignota della Cilicia" (At 21, 39). Per ragioni di commercio, a Tarso si erano trasferiti numerosissimi Ebrei. Fra costoro c’erano i genitori di Paolo, che San Girolamo dice essere oriundi di Giscola in Galilea; essi appartenevano alla tribù di Beniamino, che aveva dato a Israele il primo re, di nome Saul. E, in ricordo di quel re, i pii Ebrei diedero al figlio il nome di Saulo; però, secondo un uso allora abbastanza diffuso, aggiunsero un secondo nome di origine latina: Paolo. I genitori mandarono il figlio a studiare a Gerusalemme, alla scuola del celebre Gamaliele, lasciandogli in eredità, fra l’altro, il titolo tanto ambito di "cittadino romano". La famiglia di Paolo era rigorosamente osservante delle tradizioni ebraiche ed aveva trasmesso al figlio il proprio fervore religioso. Paolo, infatti, dirà: "Io sono stato circonciso l’ottavo giorno, sono della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da ebrei, fariseo quanto alla Legge, quanto a zelo sono persecutore della Chiesa, irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge" (Fil 3, 5-6). E il suo zelo divenne talmente intransigente da spingerlo a lottare ferocemente contro i Cristiani.
Sulla via di Damasco Ma improvvisamente tutto cambiò. Un giorno dell’anno 36, Paolo stava andando a Damasco con l’intenzione di arrestare tutti i Giudei che si erano convertiti alla nuova religione nata dalla predicazione di Gesù. Ma, sulla via di Damasco, accadde qualcosa di imprevedibile e di inaudito: Gesù stesso apparve a Paolo e lo inchiodò con una domanda che mise in crisi la sua coscienza. Gli chiese: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" (At 9, 4). Saulo ebbe la forza di replicare: "Chi sei, Signore?" (ibid.). E Gesù, facendo balenare il mistero della Chiesa che è il Corpo stesso di Cristo, rivelò a Saulo: "Io sono Gesù, che tu perseguiti" (ibid.). Questo incontro e questo dialogo cambiarono la vita di Saulo: fino ad allora era persecutore di Cristo; da ora in poi, un discepolo di Cristo pronto a morire per lui. La vita di Paolo, dopo l’incontro con Cristo sulla via di Damasco, fu un’appassionata testimonianza della novità che è entrata nel mondo attraverso la Morte e la Risurrezione del Signore. Nessuna difficoltà fermerà più Paolo, che attraverserà il mondo allora conosciuto per annunciare a tutti il mistero di Gesù Cristo: si calcola abbia percorso circa ottomila chilometri a piedi, e circa diecimila in mare per portare ovunque il Vangelo […]. Paolo venne, infine, a Roma, nel cuore dell’Impero, per portare la ‘Buona Notizia’ che Cristo è il vero Signore dell’universo, mentre "tutti i signori di questo mondo" prima o poi finiranno… A Roma trovò il martirio sulla Via Ostiense: egli era cittadino romano e, pertanto, non venne crocifisso, ma decapitato. Qualche tempo prima, aveva confidato al discepolo Timoteo i suoi sentimenti, scrivendogli: "Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione" (2Tim 4, 6-8). A Roma si compirono queste parole; e la Chiesa di Roma ne custodisce gelosamente la memoria. Mons. Angelo Comastri |
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