L’origine di due opere classiche
LA PASSIONE
PER LA STORIA
di Elio Guerriero
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Don
Giacomo Alberione aveva amore per i libri e passione per la storia. Il
gusto per il libro, la gioia fisica e nello stesso tempo spirituale di
disporre e maneggiare dei libri risaliva al tempo del seminario quando gli
era stato affidato l’incarico di bibliotecario; la passione per la
storia, invece, è documentata dalle sue letture. Per cinque anni
consecutivi lesse assiduamente dei brani de L’Histoire universelle de
l’église catholique di Réné François Rohrbacher, per altri
cinque anni brani dal Manuale di Storia della Chiesa del cardinale
tedesco Joseph Hergenröther. Né il suo interesse si limitò alla storia
ecclesiastica. Ebbe invece familiarità con la Storia universale di
Cesare Cantù, ma ebbe tra le mani anche testi più specifici di storia
del diritto, delle religioni, della filosofia. Non era, peraltro, un
interesse meramente accademico. La sua simpatia muoveva dalla visione
ecclesiologica, dall’amore per la comunità ecclesiale e dal desiderio
di comprendere tanto il suo percorso storico quanto il nuovo che in essa
andava evolvendo. È una sorta di gioco speculare che dal presente guarda
al passato per riflettersi nuovamente nell’attualità della vita della
Chiesa.
Dal fondatore l’interesse per la storia venne quasi
naturalmente trasmesso alla Società San Paolo, la congregazione dei
Paolini, e alla loro casa editrice (oggi Edizioni San Paolo), che ha dato
un originale contributo allo studio e alla divulgazione della disciplina
storica in Italia. Naturalmente l’attenzione si è focalizzata sulle
vicende della comunità ecclesiale, ma rilevante è stato anche il
contributo per far conoscere tramite una serie di collane a carattere
biografico figure e personaggi del nostro tempo. Qui ricordo due esempi
significativi.

Nello studio.
Negli anni tra le due guerre gli storici francesi
Augustin Fliche e Victor Martin progettarono una storia della Chiesa
monumentale. L’intento dei due storici era primariamente scientifico.
Raccogliendo la sfida del positivismo essi intendevano documentare ogni
loro affermazione con un rigoroso ricorso alle fonti, con il largo impiego
della letteratura specializzata. Proprio questo impegno scientifico è
stato all’origine dell’estensione dell’opera (33 volumi nell’edizione
italiana) e del tempo necessario per portarla a compimento (in Italia è
stata terminata 10 anni fa). Ma si è trattato di una "felice
colpa" per la quale alla realizzazione dell’opera hanno potuto
partecipare i maggiori storici del Novecento (Augustin Fliche, Gabriel Le
Bras, Gustave Bardy, Roger Aubert). Questo impianto complessivo dell’opera.
Negli anni immediatamente successivi alla guerra i responsabili della San
Paolo si accostarono alla collezione francese con passione e tremore.
L’amore di don Alberione per la disciplina suggeriva
loro di tentare la traduzione in italiano dell’opera, la considerazione
delle proprie forze e della situazione del Paese facevano paura. Alla fine
prevalse il partito degli incoscienti, spinti dal desiderio di far
conoscere anche ai lettori italiani le vicende della comunità cristiana
concepita non più come una Chiesa a sé stante ma inserita nel più vasto
contesto della storia mondiale. Fu subito un successo che si protrasse a
lungo negli anni Cinquanta e Sessanta. I volumi francesi venivano
tradotti, accuratamente rivisti e adattati da giovani storici del
cristianesimo (Alberigo, Picasso, Mezzadri, Arnoldi, Capitani, Zerbi,
Martina) che presto si sarebbero imposti sulla scena nazionale. La
collezione entrò così in pianta stabile nelle biblioteche degli ordini
religiosi, nella dotazione personale di ogni sacerdote e di numerosi laici
cui il rinnovamento ecclesiale aveva insegnato l’amore alla Chiesa. Poi
ci fu la svolta del Concilio e la crisi dell’editore che pubblicava la
collezione in Francia. La San Paolo, allora, decise di sostituirsi all’editore
francese e di portare a compimento la collezione in Italia. L’opera
originaria era giunta fino al 1878. In sei volumi concepiti e realizzati
in Italia l’opera è stata completata negli anni Novanta. In questo
modo, peraltro, non solo la San Paolo manteneva fede alla promessa di
offrire ai lettori una grande storia della Chiesa dalle origini fino ai
nostri giorni, ma per la prima volta veniva offerta alla storiografia
ecclesiastica italiana la possibilità di confrontarsi con una collezione
di così vasto respiro.

Mentre controlla una pagina in
tipografia.
L’altro esempio è relativo a Charles de Foucauld, la
cui figura venne proposta negli anni ’50 da René Voillaume come modello
di sacerdote profondamente innamorato di Gesù e della vita contemplativa,
ma anche vicino alle attese e alle speranze della gente. «Presenza a Dio,
presenza agli uomini» era lo slogan del volume di René Voillaume
capillarmente diffuso in Italia dalla San Paolo con il titolo Come loro.
A distanza di decenni, nel 2001 Voillaume è ritornato sull’argomento
con un impegnativo volume di 582 pagine dal titolo: Charles de Foucauld
e i suoi discepoli. Anche questo volume è stato messo a disposizione
dei lettori italiani dalla San Paolo. Il Fliche-Martin come l’opera di
Charles de Foucauld sono ormai dei classici. Essi sono solo due tra i
tanti frutti prelibati offerti con generosità anche spavalda alla causa
della cultura e della Chiesa.