È con piacevole
e rinnovata sorpresa che si rilegge questo commento di monsignor
Gianfranco Ravasi al libro biblico di Qohelet, chiamato anche,
con un termine oggi scarsamente adoperato, Ecclesiaste. Sin
dal 1988 Ravasi aveva osato rifiutare una rilettura di Qohelet che
faceva di esso un modesto ed equilibrato predicatore della gioia e della
fatica di vivere, l’espressione di una sapienza soddisfatta,
uscita indenne dal gorgo delle difficoltà. Per Ravasi si trattava
invece di riscoprire l’aspetto sconcertante del libro per cui,
come scrisse qualche decennio fa un commentatore, «dalla sua lettura
non si esce indenni, ma adulti, o pronti a diventarlo» (A. Maillot).
Davvero
inconsueto il messaggio di Qohelet "ispirato" da un Dio che,
come afferma Ravasi, «non teme di passare attraverso la galleria oscura
della crisi della sapienza e della vita». In questa terza edizione è
stata mantenuta quasi inalterata la struttura originaria, articolata in
tre tappe diseguali. Nella prima vengono raccolte le coordinate relative
all’autore, al messaggio e alla sua interpretazione. Giustamente un
paragrafo si intitola "L’enigma del messaggio". Qui viene
anche affrontato il senso dell’ispirazione del libro di Qohelet.
Nella seconda tappa, la più ampia, troviamo la traduzione e il commento
esegetico. Ravasi traduce il testo di Qohelet come se fosse
sempre poesia, ben sapendo che alcune sue parti sono in prosa.
Infine, nella terza parte, intitolata "I mille
Qohelet", l’autore fa un prezioso bilancio di due millenni di
ricerca. Qohelet, infatti, è stato un maestro ascoltatissimo nel corso
dei secoli, e ha influenzato molta letteratura dell’inquietudine
umana, trovando ascolto soprattutto presso coloro che non amano le
facili spiegazioni e consolazioni. Inutile ricordare che questo libro
di Ravasi, oltre ad essere godibile, è anche arricchente per la mente e
per il cuore.
Franco Ardusso