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Mentre declina la
tradizione inglese, i nostri cantautori hanno un loro Premio, scrivono libri e sono
attenti alla qualità dei testi. Ecco una mappa del fenomeno, con i personaggi più
rappresentativi, lanalisi delle loro canzoni, levento del concerto e i generi
maggiormente in voga. A cercare di definire che cosa sia la musica dautore e quali siano i
suoi vertici qualitativi, il Premio Tenco ci prova, e proprio a Sanremo, da più di
ventanni. Bene, che cosa ci dice la rosa dei premiati delledizione 1997,
scelti da una giuria di critici di numerose testate giornalistiche? Ci dice che i
giornalisti specializzati, meno omogenei dei giurati originali del Premio, fino a qualche
anno fa raccolti intorno a un gruppo molto ristretto di appassionati, ritengono ancora
Fabrizio De André il migliore dei cantautori italiani. Che Cristina Donà è la
rivelazione dellanno, che i liguri Sensasciou hanno realizzato il miglior album in
dialetto. Che Tosca è linterprete più meritevole. E che, infine, Princesa di
De André ha battuto di misura La cura di Franco Battiato nella categoria
"canzone dellanno".
Se siamo partiti da qui (dallaltra Sanremo, si sarebbe detto
un tempo, se certi steccati non fossero crollati anche nel mondo della musica) è perché
gli organizzatori del Premio Tenco sono stati tra i primi e più tenaci promotori
dellidea di canzone dautore, contrapposta a quella canzone italiana che da
Nilla Pizzi ai Jalisse ha la sua celebrazione nel Festival della televisiva "città
dei fiori", ma non solo. Il Premio Tenco, e così anche la rassegna simile che si
svolge da qualche anno a Recanati, hanno disegnato negli anni la figura del cantautore
allitaliana. Gli autori premiati in tutti questi anni, infatti, sono soprattutto
solisti (cantano ciò che loro stessi, perlopiù da soli, hanno scritto, sempre
accompagnati da un numero ridottissimo di strumentisti, talvolta soli sul palcoscenico),
lavorano sul testo più che sulla musica, cercano quasi sempre un legame con
lattualità politica e sociale.
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Fabrizio De André |
È definita, con questi pochi tratti, una figura
spesso connotata anche da unappartenenza organica agli schieramenti della sinistra,
come vuole una anomalia italiana che del resto si ripete uguale in molti ambiti della
cultura e dello spettacolo. È una figura che si fonda soprattutto sullidea di
autore come individualità, in definitiva sullarte come espressione
dellispirazione di un individuo solo e isolato.
Lisolamento, anzi, viene implicitamente considerato un dato
estremamente positivo, secondo un pregiudizio che fa somigliare lartista al ridicolo
profeta dipinto con sarcasmo da Edoardo Bennato nella sua ferocemente ironica Cantautore:
«Tu sei irraggiungibile, tu sei incorreggibile, tu sei inattaccabile, tu sei
inafferrabile, tu sei incorruttibile, tu sei un cantautore».
È evidente che a questo ideale romantico è sempre stato difficile
aderire perfettamente. Fabrizio De André, che degli amanti dei cantautori è il beniamino
storico, ha realizzato i dischi più belli e interessanti della sua trentennale attività
lavorando in coppia con altri autori: con Massimo Bubola a cavallo tra gli anni Settanta e
gli Ottanta e con Mauro Pagani per il resto dello scorso decennio, tanto per cominciare.
In Creuza de ma, probabilmente lalbum più significativo della sua intera
produzione, cantato in dialetto ligure e costruito su affascinanti sonorità mediterranee,
lapporto di Pagani pesa almeno quanto il suo. Al di là dellequivoco per cui
De André è considerato un cantautore, mentre Pagani non lo è, quellalbum del 1984
rimane comunque uno spartiacque importante per la canzone dautore italiana. Mai come
in quel momento fu sancita la fine di un certo ideale espressivo del cantautore, tenuto a
utilizzare un linguaggio musicale scarno, elementare, per poter sottolineare con maggior
forza lurgenza del testo, o del "messaggio", come si preferiva dire.
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I Denovo: ricordati per il linguaggio immaginifico
e surreale. Si sono sciolti. |
Mai come in quelle canzoni radicate nella cultura dei
popoli della Liguria la musica italiana rendeva esplicito un itinerario destinato a
caratterizzarla negli anni a seguire. Nata su imitazione di quanto facevano gli americani,
con Bob Dylan che riscopriva le ballate narrative del folclore anglosassone e le
ambientava ai giorni nostri, la canzone dautore non aveva mai davvero compiuto una
riflessione approfondita sul patrimonio popolare del nostro Paese, sulla variegata cultura
musicale delle nostre regioni. Le ricerche etnologiche condotte a partire dagli anni
Sessanta da Michele Straniero, Roberto Leydi e Gianni Bosio non avevano mutato direzione
alla corrente dominante della canzone di successo, ancora legata a moduli piuttosto
ripetitivi.
Il rinnovamento, paradossale, perché si fonda su un recupero delle
ragioni fondanti della canzone degli ultimi trentanni, viene dunque da un
personaggio affermato come De André e per di più porta a risultati artistici
indiscutibili. In quel 1984 la canzone italiana dautore comincia a scrollarsi di
dosso leccesso di ideologia e prova a riflettere su sé stessa e sul proprio
linguaggio. E si incontra con altri fenomeni contemporanei e convergenti, quali
lascesa di ciò che negli stessi anni Ottanta si ama chiamare il "nuovo rock
italiano" e lavvento del post moderno, che in Italia significa soprattutto
Franco Battiato.
Urlare la propria
insoddisfazione
Cominciamo,
dunque , dal "nuovo rock italiano", come voleva unetichetta a quel
tempo comunemente accettata, spesso senza entusiasmo. Allalba degli anni Ottanta, in
molte zone dItalia nacquero gruppi rock di diversi stili e ispirazione,
accomunati però da alcune caratteristiche piuttosto tipiche. Intanto, lessere un
frutto dellestetica punk: non nel senso più evidente, cioè per il richiamo
diretto a una mutazione del rock fondata sulle chitarre a tutto volume e sulla
ripresa ironica dei luoghi comuni del rock più tradizionale e (ormai)
istituzionale, ma nellaspirazione ideale, vaga eppure efficacissima, che chiunque
potesse suonare, formare un gruppo, urlare forte la propria insoddisfazione e farsi
ascoltare.
La presa sul pubblico
Unaltra scelta del "nuovo rock italiano",
dapprima contrastata e discussa, poi accettata da tutti, è il canto in italiano. Scelta
che, appunto, ci interessa particolarmente, poiché costringe i nuovi gruppi a
confrontarsi, anche implicitamente, con la tradizione nazionale delle canzoni in italiano
e cioè soprattutto con quelle dei cantautori.
Litfiba, Cccp, Denovo, Gang, solo per citare alcuni esponenti della
nuova corrente, risolvono il problema in modo diverso, ma sempre interessante. I Litfiba
passano negli anni, perdendo proprio per i contrasti sulle scelte artistiche buona parte
dei componenti originari, da un rock cupo e introspettivo a canzoni di facile presa
sul pubblico, facendo seguire ai testi un percorso analogo. I Cccp evolvono con maggiore
coerenza il proprio linguaggio, provocatoriamente ispirato alla retorica del socialismo
reale, fino allo scioglimento del 1991, quando sul pennone più alto del Cremlino viene
ammainata la bandiera con la falce e martello, e la rinascita, lanno dopo, con il
nome di Csi, ovvero Consorzio suonatori indipendenti. I Denovo, i leggeri per eccellenza,
i più vicini alla lezione dei Beatles e dunque quelli su cui si puntava per uno
sfondamento sul mercato di massa, rimangono vittima del loro stesso ipotetico successo e
si sciolgono: il loro linguaggio immaginifico e surreale rimane comunque importante. I
Gang, nati come emuli dichiarati dei Clash, approdano là dove tutti li attendevano,
ovvero allincontro con il cantautorato più esplicitamente politico e con Massimo
Bubola.
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Lucio Battisti |
Perché è tanto importante il percorso di questi
gruppi, tra laltro in molti casi finiti su un binario morto per quanto riguarda
esiti artistici e fortuna di pubblico? Perché le loro scelte, le loro intuizioni e
soprattutto i loro errori vengono analizzati e utilizzati con attenzione dai fratelli
minori che debuttano sul finire degli anni Ottanta.
Nel frattempo sono nate strutture che aiutano i talenti a non
soccombere alle difficoltà: manager, locali in cui suonare, divisioni specializzate delle
case discografiche. Il risultato è il successo anche di pubblico dei Csi, giunti a un
clamoroso e inatteso primo posto in hit parade, e, da un punto di vista più
propriamente artistico, la scelta di uninterprete straordinaria come Mina, che
inserisce nellultimo album Leggera brani di Casino Royale e Afterhours.
La voce del padrone di Franco Battiato fu protagonista, nel
1981, di uno dei casi più sorprendenti nella storia della nostra musica di massa.
Quellalbum non solo superò ogni primato di vendita, portando il totale delle copie
diffuse in Italia ben oltre il milione. Fu il linguaggio inventato dal colto musicista
siciliano, partito da canzonette senza pretese e approdato negli anni Settanta a uno
sperimentalismo alla Stockhausen, a cambiare tutti i parametri ai quali pubblico e critica
avevano fatto labitudine. In quellalbum Battiato inventò la canzone
postmoderna, costruita sulla giustapposizione di frasi fatte, citazioni colte e
fintocolte, appoggiata su melodie semplici e anchesse ricche di citazioni. Il
successo di Battiato ebbe leffetto di fondare una scuola, sia pure occulta, nel
senso che non è formata da suoi discepoli o allievi, ma che non può prescindere da lui e
dalla complessa leggerezza da lui inventata.
La canzone postmoderna, tra laltro, consentì anche il
recupero della notevolissima esperienza estetica che negli anni Settanta ebbe Lucio
Battisti e Mogol come protagonisti, con quella facilità melodica, quelle strutture
circolari, quellevidente volontà di riportare il testo al linguaggio quotidiano che
la resero popolarissima e tuttora ricordata con nostalgia. I discendenti di questa
leggerezza intelligente, nemica di ogni retorica e lontana da ogni facile lettura
politica, sono Samuele Bersani e Niccolò Fabi, ultimi esempi di una corrente che appare
maggioritaria nelle nuove generazioni di cantautori.
In questo scenario profondamente mutato rispetto a quel 1984 in cui
uscì Creuza de ma, la canzone dautore ha allargato i propri confini,
talvolta legando la tradizione italiana dei Guccini, De Gregori e De André con quella
postmoderna di Battiato e con il nuovo rock e ilrap, talvolta rimanendo
fedele a sé stessa e raggiungendo comunque vette di qualità. Il Premio Tenco ha premiato
in questi anni Jovanotti, Frankie Hi-Nrg-Mc, sancendo per così dire lingresso del rap
allitaliana nel salotto buono e un po snob della canzone da cantautore,
rinnovata da giovani di buon talento come Daniele Silvestri.
Lidea che una nuova definizione di canzone dautore, più
ampia e aperta, sia più che mai necessaria e senzaltro opportuna viene talvolta a
galla anche sui giornali (Repubblica, sullultima edizione del Premio Tenco:
«Ma la canzone dautore ha perso la sua diversità» e «Addio, eroica voce
solitaria», che significano esattamente la stessa cosa) e attraverso episodi come
linclusione, già ricordata, di canzoni di Casino Royale e Afterhours
nellalbum di Mina.
Mai come oggi la scena nazionale appare variegata anche ai livelli
più alti di qualità: non è necessario scendere a compromessi con il buon gusto e
abbassare la richiesta di una certa auspicabile complessità per trovare canzoni lontane
dalla banalità. Tanto che, per vie non dirette e anche un po misteriose, la
vivacità di oggi ha finito per contagiare anche vecchi protagonisti come Fabrizio De
André, che con Anime salve, lo scorso anno, ha toccato senza dubbio uno dei
vertici della sua lunga e notevole produzione.
Piero Negri
Segue: Gratta Lucio Dalla e trovi Guido
Cavalcanti
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