Il “segreto” di papa Francesco
di ANTONIO RIZZOLO
Portare Jesus all’appuntamento con il futuro, restando fedeli alle
nostre radici. Questo il compito che mi è stato affidato assumendo
la direzione della rivista, secondo l’efficace sintesi proposta
nell’ultimo editoriale da don Antonio Tarzia. Sarà lui stesso ad accompagnarmi
in questo impegno come consulente di direzione. Lo ringrazio
di cuore, insieme alla redazione e ai collaboratori. E ringrazio anche
voi, cari lettori, per la vostra fedeltà alla nostra storica testata.
Ci troviamo in un momento particolare nella vita della Chiesa.
Non sembra più sotto assedio, è tornata a essere amica degli uomini.
Grazie alla “rivoluzione” di papa Francesco, che in soli sette mesi di
pontificato ha commosso e stregato milioni di credenti e non credenti.
La parola “rivoluzione” potrà apparire abusata, ma ci deve essere qualcosa
che ha fatto scoccare la scintilla, un “segreto” nascosto da qualche
parte. Forse lo si può scoprire prendendo in mano la lunga intervista
che ha rilasciato a padre Antonio Spadaro per Civiltà Cattolica.
Il “segreto” non è un’operazione di marketing pastorale, ma l’autenticità
di Francesco, il quale si riconosce un «peccatore» che il Signore
ha «guardato». Questa esperienza di gioia e consolazione ha
fatto sbocciare una fede così autentica da essere dirompente. Ora il
primato di Dio è “tornato al potere”. Al primo posto non ci sono la
dottrina, la morale, i principi non negoziabili... ma lo sguardo amorevole
e misericordioso di Cristo sull’umanità.
Con papa Francesco gli
uomini e le donne del mondo intero stanno facendo esperienza di una
Chiesa che vuole bene alle persone. Per davvero. E vuole il bene delle
persone. Perché la Chiesa «è la casa di tutti, non una piccola cappella
che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate».
Una rivoluzione ben strana, questa di Papa Bergoglio. Una rivoluzione
“povera”, che non fa affidamento su eserciti, cordate, claque
organizzate. Ma il rivolgimento è epocale. E non pochi, anche tra coloro
che il cambiamento non lo vogliono, se ne sono accorti.
Tuttavia,
come osserva ancora papa Francesco nell’intervista a padre Spadaro,
«se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e
sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato
devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi
oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata
alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il
passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo
la fede diventa una ideologia tra le tante».
Al termine di questa lunga e bella intervista si avverte ancora
una volta una sensazione di calda consolazione. La stessa che stanno
provando milioni di fedeli. Uomini e donne normali, semplici, affaticati
o feriti dalla vita. Che con gioia riscoprono, negli occhi sinceri di
papa Francesco, una Chiesa accogliente. Povera e per i poveri.
Antonio Rizzolo
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