L’unicorno, simbolo di purezza e saggezza e portatore di
poteri magici e cure miracolose, appare in forme diverse nelle leggende di
varie parti del mondo.
Quello cinese è un drago con la testa di cervo e un solo
corno, mentre l’unicornis romano era un semplice rinoceronte.
Il primo a descriverlo come un equino fu il medico greco
Ctesia, nel IV secolo a.C., che lo definiva come una specie di asino
selvatico bianco, con la testa rossastra e sulla fronte un corno che,
ridotto in polvere, era "efficace contro l’epilessia e il più
potente dei veleni". Ancora nel Rinascimento, infatti, in tempi in cui
spesso si rischiava di finire avvelenati e quindi gli assaggiatori
scarseggiavano, unico rimedio era cospargere i cibi sospetti con un po’ di
polvere di corno d’unicorno!

Il mitico cavallo bianco con il suo
corno dai poteri magici...
Grazie a Ctesia, l’unicorno diventò una delle più
famose e poetiche creature della mitologia, tanto che, ancora nel Medioevo,
le zanne di mammut fossilizzate erano vendute, a scopo "medico",
come corna di unicorno.
Nei quadri dell’epoca era raffigurato in coppia con una
dama, che rappresentava l’amore casto che doma le pulsioni animali...
Secondo certe credenze popolari, per catturarlo bisognava
rintracciare una vergine casta e pura, quindi lasciarla in un bosco e
aspettare che l’animale, attratto da lei, si facesse vedere e perdesse le
forze accoccolandosi sul suo grembo, divenendo quindi facile preda dei
cacciatori.
Ma già nell’antichità greco-romana l’unicorno
appariva in compagnia di una figura femminile, una giovane guerriera e
cacciatrice (la dea Artemide-Diana).