SETTEBELLISSIMO!
La pallanuoto italiana torna ai vertici mondiali
Chi ha meno di vent'anni non può ricordarlo,
ma la pallanuoto italiana, rappresentata dal Settebello (così è ribattezzata la Nazionale azzurra),
ha un ricco passato di successi e di grande tradizione;
non è sempre stata nel buco nero da cui è
riemersa ai Mondiali di Shanghai portando alla
luce una luccicante medaglia d'oro conquistata
sulla Serbia. C'è stato un tempo in cui le reti della
pallanuoto pescavano tanti ori sul fondo delle piscine:
furono tre tra il 1992 e il 1995 (Oro olimpico
sudato per sei tempi supplementari contro la
Spagna, Titolo mondiale ed europeo), in panchina
c'era il baffuto Ratko Rudic, oggi Commissario
tecnico della Croazia, e in vasca un ragazzo di
nome Sandro Campagna, che qualche giorno fa
ha guidato da Ct l'Italia a rivincere.

In mezzo c'è stato il buio, sembrava
che l'Italia, dopo aver vinto tanto, avesse dimenticato
un po' se stessa; ma c'è stato un altro buio,
ancora più profondo, quello in cui era caduta la
Jugoslavia, che fino a inizio anni Novanta aveva
insegnato la pallanuoto al resto d'Europa e poi è
rimasta sepolta sotto le macerie di una tremenda
guerra che l'ha smembrata in Stati diversi (Slovenia,
Croazia, Serbia, Montenegro...), con una lunga
memoria di morti e di feriti.

Ecco, oltre all'oro di questa Italia rinata, trascinata
dai tiri di Felugo e dalle parate di Tempesti che hanno riportato la pallanuoto italiana
ai vertici, ci sono state altre belle notizie in
arrivo dai Mondiali finiti da poco in Cina: la Serbia
medaglia d'argento e la Croazia di bronzo ci dicono
che i Paesi nati dalla ex Jugoslavia hanno
ricominciato a segnare gol in acqua, segno che
una parte delle ferite che quella guerra ha lasciato
si sono rimarginate.

Anche l'Italia della pallanuoto ha cambiato faccia
dall'inizio degli anni Novanta: a quei tempi gli
Azzurri erano molto napoletani grazie alla grande
tradizione del Posillipo, ora lo sono un po' meno
e il campionato italiano di pallanuoto si decide più
spesso sul Mar Ligure, tra Recco e Savona; Napoli
o Liguria, quel che conta è la Nazionale, ed è quello
l'approdo degli italiani del Settebello nati sotto
un'altra bandiera. Sono quattro (Pietro Figlioli nato
a Rio de Janeiro, ma di passaporto australiano,
Deni Fiorentini nato a Spalato, Alex Giorgetti nato
a Budapest, Amaurys Perez, nato a Cuba) e sono
lo specchio di un'Italia che, in vent'anni, ha fatto un
pezzo importante di strada, dimostrando anche in
vasca che aprirsi al mondo si può e si deve.
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