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Tre
classi, una settantina di ragazzi, quattro tipologie di vino di ottima
qualità. E uno stand, quello all’interno della "piazza
Colline di Alba", in cui a gruppi di tre o quattro per volta gli
studenti si alterneranno per proporre, far degustare, illustrare le
qualità dei vini prodotti. Sì, saranno proprio loro, i ragazzi delle
classi seste della Scuola enologica, a brillare per entusiasmo e voglia di
fare tra i protagonisti dello spazio che, all’interno del Cortile della
Maddalena, raggrupperà i produttori albesi.

Gli studenti della sesta A, ritratti all’interno
del cortile dell’istituto "Umberto I".
«Per tutta la durata di Vinum», spiega il prof. Carlo Arnulfo,
«presenteremo in degustazione i vini prodotti nei dieci ettari di vigneto
della scuola. Dolcetto d’Alba 2004, Nebbiolo 2003, Barbera d’Alba 2004
e Barbera "Vigna Conti" 2003 saranno le stelle di questa offerta
proposta ai turisti che affolleranno i padiglioni di Vinum».

Gli studenti della sesta B .
«Ancora troppo poche persone, persino qui ad Alba, conoscono la
realtà dell’Enologica», interviene il prof. Antonio Grasso. «Partecipare
a tutte le manifestazioni turistiche della zona, da Nebbiolo grapes alla
Fiera del tartufo a Vinum è un modo per far conoscere all’esterno
le nostre attività, arricchire il nostro Piano di offerta formativa,
responsabilizzare i ragazzi e inserirli in quel mondo del vino che non è
solo fatto di vigna e cantina, di quei saperi pratici, di quelle
manualità che apprendono a scuola, ma anche di presentazioni,
degustazioni, incontri con i consumatori che, una volta terminato il
percorso di studio, dovranno padroneggiare con agilità». E dopo aver
assaggiato e degustato, novità di quest’anno, si potrà anche
acquistare.

Gli alunni della sesta C, tra i protagonisti
durante la prossima edizione di Vinum.
Quanti nel corso della manifestazione enoturistica volessero
portarsi a casa qualche bottiglia, potranno richiederla allo stand.
Quanti invece, pentiti di non averlo fatto subito, volessero acquistare i
vini prodotti dall’Umberto I nei giorni successivi, potranno rivolgersi
presso la sede dell’Istituto, al numero 2 di corso Enotria, e magari
visitare anche la cantina sperimentale, all’interno della quale, giorno
dopo giorno, si formano i tecnici in enologia che cureranno i vini di
domani.
Alessia Barile

Tra
Genova, l’Oriente e le Langhe nel Medioevo fiorì una vivace rete di
commerci, scambi, transazioni
Quando noi si comprava a...
di V.P.
Curiosamente, nel
Duecento, l’albese non era zona di esportazione di vini, ma d’importazione.
Le botti talvolta arrivavano nientemeno che dalla Romania.
Gli
albesi e la gente di Langa sono noti ormai in mezzo mondo per la loro
intraprendenza imprenditoriale, un connotato che li caratterizza anche
rispetto alle altre aree della provincia di Cuneo. Cancellata la
"malora" che fino al dopoguerra caratterizzava le esistenze
degli abitanti, ora grazie ad aziende di rilevanza internazionale e ai
grandi vini il nome delle Langhe e di Alba è noto nei cinque continenti.
Questa capacità imprenditoriale e commerciale è contenuta nel Dna
degli albesi e per averne conferma basta leggere i Documenti intorno
alle relazioni fra Alba e Genova (1141-1270), una raccolta di memorie
medievali dalle quali emergono una vivacità imprenditoriale e un’internazionalità
che stupiscono, soprattutto perché relative a un periodo storico che il
sentire comune identifica come un’epoca buia, statica, con comunità
ripiegate su se stesse.
Tra il XII e il XIII secolo è invece tutto un fiorire di iniziative
commerciali con Genova e con l’Oriente che vedono impegnati mercanti
albesi e langhetti. Troviamo così nel 1253 un Manfredo di Alba il quale
riceve da una Agnese di Chiavari una somma di denaro che dovrà portare
alla "riviera di Siria", che l’albese avrebbe raggiunto via
nave da Genova.
Dall’Asia all’Africa. Nel 1260 troviamo un Oggero Falletto di Alba
che abita a Tunisi, dove ha restituito a un creditore un’ingente somma
in monete bizantine.
Alcuni albesi creano società con altri artigiani o mercanti, come il
Giacomo Rinaldo che con altri tre soci a Genova crea una bottega
nientemeno che per la raffinazione dell’argento. Un altro albese
coinvolto nel commercio di metalli preziosi opera invece nel 1302 a
Napoli, dove ha l’incarico di acquistare fino a 300 once d’oro per
conto di Genovino di Donato.
Si commercia davvero di tutto, compresi gli esseri umani. Facino di
Ceva nel 1301 compera da Gherardo del Duca di Piacenza uno schiavo turco
di quattordici anni. In quei secoli i musulmani che vengono catturati
diventano schiavi e la stessa fine fanno i cristiani catturati dai turchi.
La vendita avviene a Famagosta, nell’isola di Cipro.
E tra i traffici degli albesi del tempo non poteva mancare il vino, ma
la zona delle Langhe non appare come un’area di esportazione, ma
piuttosto di importazione. L’albese Obertino e il fiorentino Dato nel
1274 ricevono una somma da un finanziatore per partire per la Romania dove
acquisteranno vino e lo porteranno a Genova; il guadagno sarà diviso in
parti uguali tra il finanziatore e i due mercanti. Oddino Banchetta, di
Ceva, nel 1289 commercia vino greco venduto nientemeno che in Crimea e
precisamente nella città di Caffa, florida base navale genovese nel cuore
del Mar Nero che nel 1471 sarebbe caduta in mano ai turchi. E a Caffa ci
sono albesi che possiedono case, come Pietro che ne acquista una nel 1289
da Ugolino Ferrario di Piacenza. C’è poi chi, invece, con il vino
lavora, ma in modo meno avventuroso, come Giacomo Aleo di Alba, che fa il
taverniere nel quartiere di San Giorgio a Genova.
Sparsi per il Mediterraneo troviamo poi altri albesi. Durante, che
svolge l’attività di calzolaio, nel 1286 riceve un finanziamento per
esercitare la sua attività a Bonifacio in Corsica. Durante, insieme al
monregalese Obertino, al cortemiliese Giacomo e al cheraschese Giovannino,
lo troviamo due anni dopo alle dipendenze del Comune di Genova in qualità
di addetto alla custodia del castello di Bonifacio.
Giorgio Fogacci, albese che vive a Genova, parte invece per la Romania
nel 1313 con il denaro fornitogli da Oberto di Maniardo e dovrà farlo
fruttare acquistando e vendendo merce; anche in questo caso il guadagno
sarà diviso a metà.
Ci sono poi albesi che scelgono di farsi armatori, come Rodolfo
Lunello, proprietario per metà di una nave da trasporto, la "San
Giovanni Battista", che nel 1312 cede a un investitore interessato ad
acquistarla. Gli intraprendenti albesi e langhetti che oggi viaggiano per
il mondo per vendere i loro grandi vini e i prodotti dell’industria
ripercorrono quindi le orme dei loro antenati che con sprezzo del pericolo
attraversavano il Mediterraneo negli ultimi secoli del Medioevo.
Diego Lanzardo
Bottiglie
e vignaioli più sicuri
«La
cura riservata dai viticoltori del nostro territorio ai propri vini
ha permesso di raggiungere livelli qualitativi di eccellenza. Gli
operatori del Dipartimento di prevenzione dell’Asl 18 ritengono
che la stessa attenzione debba essere riservata anche alla
prevenzione dei rischi per la salute dei lavoratori e al rispetto
delle norme igieniche da applicarsi, a tutela del consumatore, nella
filiera del vino». Lo dice la dottoressa Santina Bruno,
responsabile del Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro
(Spresal) dell’Asl di Alba-Bra. Per mettere in luce anche questo
aspetto della vitivinicoltura lo Spresal e il Servizio d’igiene
degli alimenti diretto da Piero Maimone saranno presenti con uno stand
a Vinum. Nel cortile della Maddalena sarà presentata e
distribuita la pubblicazione Io scelgo la sicurezza-La filiera
del vino, realizzata nell’ambito della campagna messa in atto
dalla Regione Piemonte per una migliore qualità del lavoro.
Spiega ancora la dottoressa Bruno: «Le cause più comuni d’infortunio
in cantina sono dovute a urti, contatti, colpi con oggetti,
contenitori e materiali vetrosi. Molto bassi risultano gli incidenti
dovuti alle macchine enologiche e agli impianti in genere, eccezion
fatta per gli impianti di imbottigliamento, cui sono legati gli
infortuni causati dal contatto con materiali vetrosi che interessano
in modo particolare gli arti superiori».
Dalla sicurezza dei
lavoratori a quella nel bicchiere. «Da un efficace controllo
dipende una produzione sicura e di qualità, che tuteli il
consumatore», aggiunge il dottor Maimone, direttore del Servizio
igiene alimenti e della nutrizione, invitando gli enoturisti di Vinum
a visitare lo stand dell’Asl per saperne di più. |
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