La Coltivatori diretti
regionale ha avviato un serrato confronto con un gruppo di docenti e
ricercatori dell’Università di Torino, guidati dal prorettore Angelo
Garibaldi.
Gazzetta d’Alba ha chiesto all’illustre cattedratico un
commento sull’iniziativa, che promette di avere sviluppi piuttosto
interessanti.
Nei
mesi scorsi sono state condotte diverse riunioni tra alcuni docenti
rappresentanti i differenti settori della Facoltà di agraria dell’Università
di Torino e il presidente Ferrero e il direttore Torchio della Coldiretti
piemontese.
L’obiettivo è quello di valutare assieme, ricercatori
e tecnici di campo, le priorità della ricerca finalizzata a risolvere
alcuni dei problemi emergenti dell’agricoltura piemontese.
In altre parole, si sta cercando di iniziare un rapporto
costruttivo tra la ricerca universitaria e la più grande organizzazione
dei produttori agricoli italiani, allo scopo di scegliere opportunamente e
coerentemente gli argomenti di ricerca da impostare.

Occhio di riguardo per la viticoltura.
Questo lavoro comune dovrebbe portare a concentrare su
alcuni filoni, ritenuti prioritari da parte degli agricoltori e dei
tecnici, le risorse che la Regione Piemonte e altri enti investono in
ricerca. Ciò dovrebbe migliorare la situazione precedente, nella quale la
scelta di investire in alcuni settori era basata più sulle buone
intenzioni e talvolta sulle intuizioni dei ricercatori, che su una reale
conoscenza delle esigenze dell’agricoltura.
Cercando di fare qualche esempio relativo alla
viticoltura piemontese, potrei spingermi a citare alcuni argomenti di
ricerca che dovrebbero uscire come prioritari da questi incontri tra
tecnici e ricercatori. Porrei in primo luogo il problema della flavescenza
dorata, malattia da fitoplasmi che sta lentamente, ma minacciosamente,
introducendosi nei vigneti piemontesi.
Si tratta di una malattia complessa, difficile da
combattere, contro la quale è necessario unire tutte le forze di ricerca
della regione, per trovare soluzioni che siano allo stesso tempo efficaci
nel ridurre la diffusione della patologia e prive di effetti collaterali
eccessivamente dannosi per l’ambiente. Su questo filone di ricerca
dovrà concentrarsi l’azione di entomologi, patologi vegetali,
viticoltori e tecnici, perché è solo da un approccio integrato che si
può sperare nel breve periodo di ottenere risultati.
Un altro aspetto di ricerca che dovrà essere
prioritario è la difesa delle colture nelle aziende che praticano il
metodo biologico: questo settore, in vivace crescita, ha bisogno di un
sostegno per aiutarlo a continuare nello sviluppo, anche per corrispondere
alle richieste sempre più forti provenienti dai consumatori.
Non va dimenticata la ricerca di mezzi alternativi all’impiego
del bromuro di metile nella disinfezione del terreno.

Angelo Garibaldi.
In molte zone della provincia di Cuneo, l’orticoltura
sta assumendo un’importanza sempre maggiore, con prodotti di alta
qualità: su queste colture orticole è necessario procedere e valutare l’efficacia
di nuove strategie per combattere i parassiti del terreno.
Ne cito solo due: l’impiego di piante innestate su
portainnesto resistente, tecnica già largamente adottata in Sicilia, e il
ricorso alle colture fuori suolo che stanno cominciando a svilupparsi
anche in Piemonte. Sono due interessanti aspetti che dovranno essere
opportunamente valutati, per poter apprezzarne l’effettiva possibilità
di applicazione nelle aziende piemontesi.
Questi sono solo alcuni argomenti di ricerca sui quali
si ci sta confrontando e mi auguro vivamente che da uno scambio
intelligente di pareri e conoscenze tra il mondo della ricerca e quello
della pratica nascano risultati utili per tutti. In altre parole, ritengo
sempre più necessario che i rapporti tra ricerca e aziende agricole siano
intensi e rivolti a trovare assieme quelle soluzioni che meglio si
adattano alle condizioni ambientali tanto diverse nelle differenti regioni
italiane.
Angelo Garibaldi
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