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LE INIZIATIVE DI FAMIGLIA CRISTIANA

  
Gli scrittori del ’900 mondiale
Jorge Amado
MAR MORTO

a cura di FRANCESCO LICINIO GALATI
   Famiglia Cristiana n.27 del 12-7-1998 - Home Page

PARLA L’AUTORE

«Tutto è realtà...»

«I miei personaggi esistono. Li cerco, li scopro, li prendo in mezzo al popolo, nella strada, nella vita di tutti i giorni. Tutto è realtà. Il fatto è che la realtà si presenta sotto varie forme: voglio dire, può essere normale o fantastica. Insomma anche i racconti fantastici, anche i più fantastici, esprimono in fondo situazioni di vita reale».

«Stalinista lo sono stato, certo, ma ho smesso di esserlo quando ho capito che le posizioni radicali non portano a niente. E questo è avvenuto negli anni Cinquanta... Continuo a essere socialista e contro il capitalismo. Ma realizzare una vera società socialista sarà una cosa che richiederà molto tempo, lo si potrà fare solo seguendo un lungo cammino democratico».

Col prossimo numero, il 28, Famiglia Cristiana presenterà Mar Morto di Jorge Amado, lo scrittore brasiliano tradotto in tutte le lingue, pubblicato in milioni e milioni di esemplari. Autore assai prolifico, continua ad imporsi, malgrado i suoi ottantasei anni, un intervento al cuore e una malattia della retina che gl’impedisce quasi totalmente di leggere e scrivere. Accanto a lui, da cinquantadue anni, la moglie d’origine italiana, Zélia Gattai, «sensibile, coraggiosa e vitale», secondo la definizione dello stesso Amado. Sono notissimi l’impegno politico-sociale di Jorge Amado – nato il 10 agosto 1912 a Ferradas, Comune di Itabuna nello Stato di Bahia – e la sua adesione al Partito comunista. Direttore del giornale del partito, nel 1936 e poi nel 1937 viene incarcerato a causa delle sue idee, i suoi libri vengono bruciati per decreto del dittatore Getulio Vargas. Dopo un esilio in Argentina e in Uruguay, ritornato in Brasile nel 1945 ed eletto deputato per il Partito comunista, nel 1946 riceve il premio Stalin per la letteratura.

Nel 1948, costretto all’esilio per la seconda volta, si reca in Francia, in Cecoslovacchia e nell’Unione Sovietica, dove scrive i tre volumi de I sotterranei della libertà – è ora uscita la traduzione del primo, Tempi difficili – nell’intento di descrivere la propria visione del mondo stalinista nel quale aveva creduto. Quando rientra in Brasile, manifesta un certo distacco dall’impegno politico e, dopo tanto tergiversare, abbandona il Partito comunista. «Come militante», spiega, «restavo un narratore dimezzato. Quando sono tornato dall’esilio ho pensato: adesso è finita. Le idee le metto solo nei libri, mai più discorsi, mai più giornali». Messo da parte l’impegno politico, non trascura quello sociale: non può tradire il suo mondo, quello dei diseredati. In tal senso può dirsi che Amado sia veramente lo scrittore che ha fatto conoscere l’anima più segreta del Brasile agli stessi brasiliani, l’aedo della "faccia oscura" del grande Paese.

A face obscura è il titolo che Amado pensava di dare al romanzo Tocaia grande ("Grande imboscata"), titolo che può significare faccia scura, come la pelle dei meticci, o faccia nascosta, in ombra, qual è in realtà il volto dei poveri di Bahia. Eppure è proprio la povera gente a costruire le città, mentre i cosiddetti uomini illustri, ricordati con i monumenti e i nomi delle vie, sono soltanto degli sfruttatori.

Non è facile essere scrittore socialmente e politicamente impegnato nel Brasile degli anni Trenta e Quaranta. La letteratura è tutta al servizio dei potenti. Eppure proprio in questi anni Amado, diciannovenne appena, inizia la sua carriera con Il paese del carnevale (1931) – denuncia di una società oppressiva e ingiusta – e poi con Cacao (1933) che, nello spirito del realismo socialista, affonda il bisturi nelle miserie dei lavoratori delle piantagioni di cacao sfruttati all’inverosimile. Così Amado porta avanti, canto dopo canto – romanzo dopo romanzo –, il suo unico, ininterrotto poema del Brasile, in cui il magico incanto di Bahia è lirica atmosfera per tutte le storie di denuncia e di ribellione. Sconfitte le ideologie, «disgrazia del nostro tempo», è possibile aprirsi all’ottimismo e sperare che le classi più emarginate riacquistino la propria dignità. E ciò nonostante la drammatica realtà brasiliana: corruzione, miseria, violenza che non risparmia adulti, vecchi, bambini ai quali sono spesso negati il diritto e la possibilità di vivere. Questo il messaggio delle opere di Amado, frutto anche del suo approdo al sincretismo religioso che lo porta – lui dichiaratamente materialista e ateo – a sposare i santi cattolici alle divinità degli antichi riti afro-brasiliani, dove convivono schiavi e padroni, negri e portoghesi.

Così si spiega l’ottimismo dello scrittore che, convinto del potere liberatorio della poesia e della letteratura, continua ad essere voce del Brasile e – amalgama di sangue portoghese, indio e nero – così riassume la propria funzione mediatrice: «Ecco, io sono il Brasile».

  

IL ROMANZO / Donne e marinai legati
dal fatale richiamo della regina del mare
    

Mar Morto, romanzo del 1936 che, diviso in brevi capitoli, racconta, in un contesto di originale sincretismo religioso, storie di mare e di amore, è la conferma del raggiunto equilibrio nel realismo lirico da parte del ventiquattrenne Amado il quale, giusto un anno prima, si è laureato in legge. Tappa importante non solo per il suo autore, ma per tutta la storia del romanzo brasiliano, il libro narra le vicende di Guma, Livia, Esmeralda, Rosa Palmerão, del vecchio Francisco, tutte attraversate da un comune destino, quello di Bahia e dei suoi abitanti, al cui centro sta la dea Iemanjá, regina del mare, temuta da tutti i marinai perché sanno che il suo mostrarsi reca implicitamente il compimento di un destino di morte. Iemanjá tuttavia non è soltanto il richiamo della morte, ma anche il volto della bellezza che tutti i marinai, lontani da casa, immaginano di vedere riflessa nelle donne delle loro avventure, preludio al paradiso nel quale si ritroveranno alla fine della loro esistenza. Per questo le donne di Bahia attendono trepidanti il rientro delle imbarcazioni nel porto, nella speranza che la regina abbia rimandato per i loro uomini l’approdo finale. Risaputo infatti che il mare di Bahia, mare di amore, è soprattutto mare di morte: ma i barcaioli, pur essendone consapevoli, non riescono a sottrarsi all’incantesimo e al suo fatale richiamo. «Forse per questo», dice il vecchio Francisco, «i marinai non si dovrebbero sposare: ma la vita continua con le sue leggi immutabili, come continua lo sfavillio delle luci della città riflesse nella rada, quasi un tacito, irresistibile invito all’ebbrezza del rischio e dell’avventura».

COMINCIA COSÌ. . .

La notte calò inattesa. Gli uomini non l’aspettavano quando, con nuvole pesanti, cadde sulla città. Le luci del porto non erano ancora accese, al Faro delle Stelle le misere lampade non illuminavano ancora i bicchieri da cachaça, molti saveiros ancora fendevano le acque del mare, quando il vento portò con sé la notte di nuvole nere.

Gli uomini si guardarono come interrogandosi. Guardavano fissi l’azzurro del mare chiedendosi di dove venisse quella notte anticipata nel tempo. Non era ancora l’ora. Ma essa veniva, carica di nuvole, preceduta dal freddo vento del crepuscolo, offuscando il sole come per un terribile prodigio. La notte arrivò, quel giorno, senza musiche a salutarla. Non s’era ancora sparsa per la città la limpida voce delle campane della fine del giorno. Nessun negro era ancora apparso con la chitarra sulla sabbia del porto. Nessuna fisarmonica salutava la notte dalla prora di un saveiro. Dalle ladeiras non era ancora disceso il ritmo monotono dei candombés e delle macumbas. Perché la notte era già calata, senza attendere la musica...
  

LA CASA COMPERATA GRAZIE A UN FILM
   

I libri di Amado sono diverse decine, per lo più tradotti in Italia da Garzanti. Si comincia con Il paese del carnevale (1931) e Cacao (1933). Dal ritorno ai luoghi della sua infanzia, al sud dello Stato di Bahia, Amado passa, con Sudore (1934), alla denuncia delle misere condizioni dei lavoratori di Salvador. Vengono poi Jubiabá (1935), Mar Morto (1936), Capitani della spiaggia (1937), Terre del finimondo (1942), Il cammino della speranza (1942), Messe di sangue (1946) che descrive la tragedia del latifondo nei campi del Nord-Est brasiliano e la lotta dei braccianti nel sertão, I sotterranei della libertà (1952).

Si arriva a Gabriella, garofano e cannella (1958) cui seguono Due storie del porto di Bahia (1961), I guardiani della notte (1965), Donna Flor e i suoi due mariti (1966), La bottega dei miracoli (1969), Teresa Batista stanca di guerra (1972), Vita e miracoli di Tieta d’Agreste (1977), Alte uniformi e camicie da notte (1979), Il ragazzo di Bahia (1982), Tocaia grande (1985), Santa Barbara dei fulmini (1989), I Turchi alla scoperta dell’America (1991) e Navigazione di cabotaggio (1992). Cinema e televisione hanno attinto largamente ai bestseller di Amado, il quale candidamente confessa di essere riuscito a comprare la casa di Bahia con i diritti cinematografici di Gabriella, garofano e cannella e quella di Parigi con l’anticipo per un film tratto da Tocaia grande. Enorme il successo di Donna Flor e i suoi due mariti (1978) diretto da Bruno Barreto, con Sonia Braga, protagonista anche di Gabriela.

GIUDIZI FAMOSI

Giuliano Soria
«Chi ha letto Jorge Amado sa quali sono i suoi miti: la terra (il Brasile), i porti (Bahia), la difesa delle classi subalterne, le razze, le mulatte... Sa anche sino a che punto siano letteratura e in che momento diventano realtà: forze interiori che consentono alle vittime di una cultura coloniale, bianca, "fazendera", di resistere e, a volte, di vincere. È forse per quest’ultimo motivo che Amado ha successo».

Giuseppe Bellini
«Amado non abbandona il suo impegno di riscatto. Sono passati gli anni, sono tramontati i miti, travolti dalla forza dei popoli che aspirano alla libertà, ma il problema della condizione dell’uomo sulla terra rimane identico. Sorprende certamente la costanza con cui lo scrittore rimane legato alla sua utopia di fondo: gli anni non hanno indebolito il suo entusiasmo né la sua fede».

Luciana Stegagno Picchio
«Amado ama i propri personaggi, ne conosce ogni sorriso e debolezza. E da questa simpatia per gli umili, la gente di colore, vista nel suo ambiente, nella Bahia pittoresca delle pratiche magiche e parareligiose, dove l’intento realistico si avvale di una visione romantica delle opposizioni sociali, dove il documento è sempre letto passionalmente e inserito nella struttura narrativa con una sua precisa funzione poetica, nasce il grande affresco di costumi che è l’opera di Jorge Amado: che non ha uguali nel Paese e di cui si capisce benissimo il successo presso altre genti afflitte dalle stesse miserie, ma non gratificate da un paesaggio altrettanto caldo e colorito».

Copertina di "Mar Morto" di Jorge Amado.

La prossima settimana,
Famiglia Cristiana
più
"Mar Morto"
a sole £. 7.000

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