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Cosa
rappresenta Gesù per gli ebrei di oggi? È un maestro,
un falso profeta, un sedizioso? E come ne parlano nei
loro libri? Alessandro F. - Montevarchi
(Ar)
Nel 1974 la rivista Concilium pose la
stessa domanda del lettore allebreo David Flusser,
dellUniversità di Gerusalemme. Questi rispose che
sarebbe necessario un concilio, osservando però che
quella di un concilio è unidea estranea
allebraismo, per il quale «non cè mai stata
una corporazione dogmaticamente determinante». Di
conseguenza, affermava Flusser, anche nel caso in cui
tutti gli ebrei ritenessero che Gesù fosse stato un
profeta, «ciò sarebbe soltanto frutto di una
convinzione scientifica e non una espressione di fede».
La
testimonianza di Primo Levi
Ebrei e cristiani hanno avuto rapporti
conflittuali, e ne ha fatte le spese anche la figura di
Gesù. Scrive Primo Levi che gli ebrei piemontesi del
secolo scorso evitavano persino di pronunciarne il nome.
Usavano la parola "Odo" con cui «si alludeva
al Cristo, abbassando la voce e guardandosi attorno con
circospezione: di Cristo è bene parlare il meno
possibile perché il mito del popolo deicida è duro a
morire». Un cristiano legge queste parole con profondo
senso di comprensione perché dietro si celano sofferenze
inaudite.
Grazie a Dio, le cose stanno
cambiando da entrambe le parti. Diversi studiosi ebrei
vanno approfondendo il messaggio e lopera di Gesù
da una prospettiva ebraica, spesso con un atteggiamento
di calda simpatia. Già il filosofo Martin Buber
confessava: «Fin dallinfanzia ho visto in Gesù un
mio fratello maggiore». Negli anni Sessanta Samuel Ben Chorin titolava un suo libro Fratello
Gesù. Nel 1973 Pinchas Lapide osservava che, solo in
Gerusalemme, erano apparsi di recente più libri su Gesù
che non in tutti i secoli precedenti. In genere si guarda
a Gesù come a uno dei più grandi personaggi della
storia ebraica. Si rivendica la sua appartenenza al
popolo di origine: Gesù non era un cristiano, ma un
ebreo, «il più ebreo degli ebrei» (J. Klausner).
Secondo questi studiosi occorre riscoprire il vero volto
di Gesù, quello ebraico, occultato
dallinterpretazione cristiana. Interessa il Gesù
storico e il fatto che, come dice Flusser, sia stato un
buon ebreo. La religione di Gesù, si dice, non è
nientaltro che la religione ebraica. «Al
cristiano», scrive Flusser, «sembrerà un paradosso che
lebreo possa imparare da Gesù come si deve
pregare, qual è il vero significato del sabato, come si
deve digiunare, come si deve amare il prossimo, qual è
il significato del Regno dei cieli e del giudizio
universale. Sullebreo farà sempre impressione il
punto di vista di Gesù: egli comprende che qui un ebreo
parla agli ebrei».
Nessuna
cristologia
In genere è estranea agli ebrei la
cristologia o interpretazione cristiana di Gesù da parte
delle Scritture cristiane. Per lebreo, Gesù non è
il Messia già venuto, non è il Figlio di Dio, non è il
Salvatore dellumanità. Gesù è talora il simbolo
della sofferenza del suo popolo, come lo raffigura Marc
Chagall in un dipinto che ricorda la distruzione delle
sinagoghe in Germania nella "notte dei
cristalli". Il già citato Ben Chorin considera
Gesù come uno dei più geniali maestri della Legge, come
un grande guaritore e come la personificazione del
martirio del suo popolo. Pinchas Lapide giunse ad
affermare che, senza essere il Messia di Israele, Gesù
può essere stato risuscitato dal Dio di Israele in
favore dei pagani, nel quadro della preparazione
messianica ebraica.
La fede che
unisce e divide
Gli ebrei oggi fanno propria
unaffermazione di Lessing: la religione di Cristo e
la religione cristiana sono due cose diverse. La prima è
la religione che Gesù visse e praticò da ebreo. La
seconda è la religione che ritiene che Gesù sia stato
più di un uomo, anzi, il Figlio di Dio fattosi carne.
Alla luce di questa affermazione si possono comprendere
allora le parole che Ben Chorin rivolge ai cristiani:
«La fede di Gesù ci unisce, ma la fede in Gesù ci
divide».
Per lebreo, Gesù non è il
Messia perché il mondo odierno, ricolmo di brutali
ingiustizie, non può essere il Regno messianico. Per
lebreo inoltre non è affatto evidente che le sue
Scritture mirino alla croce del Messia. Flusser giunge
però ad affermare che «pochissimi ebrei solleverebbero
eccezione se il Messia che verrà fosse lebreo
Gesù». Anche i libri scolastici di storia in Israele
cercano di fare una presentazione positiva di Gesù,
liberandolo dalle strutture cristiane. Ho notato però,
in certa letteratura contemporanea, un tentativo di
annessione della sua figura, che elimina con disinvoltura
ciò che resiste a tale processo. Un dialogo sincero e
informato non potrà non essere vantaggioso sia per gli
ebrei che per i cristiani che talora hanno dimenticato le
radici ebraiche del loro Maestro e Signore.
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domande a Famiglia Cristiana, "Risponde
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