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La Giornata per la vita UNA "TASK FORCE" PER I BAMBINI di ALBERTO
LAGGIA |
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Si chiamerà
"Team demergenza" e, con il coordinamento
di Telefono Azzurro, interverrà per sostenere i piccoli
in difficoltà psicologiche. Un bambino è appena stato testimone di un grave incidente che ha coinvolto i suoi genitori; oppure ha assistito inorridito a una sparatoria; o ha finalmente avuto il coraggio di telefonare alla Polizia per denunciare gli abusi subìti. Chi accorrerà allemergenza per primo? Forse dei vigili, o dei poliziotti o, ancora, medici e infermieri, o solo dei passanti, che, nella comprensibile concitazione dovuta al caso, magari trascurano il fatto che cè di mezzo un minore che ha subìto un grave trauma. Quante volte può accadere,
insomma, che a un bambino coinvolto in un episodio di
violenza non sia prestato un adeguato aiuto e sostegno?
Per poter garantire a un minore traumatizzato un primo
intervento efficace che ne tuteli la delicata condizione
psicologica, Telefono Azzurro, in collaborazione con il
ministero degli Interni, ha appena avviato un progetto
chiamato "Team demergenza", che
coinvolgerà subito Treviso, come cittàpilota italiana,
ma che è destinato a diffondersi in tuttItalia. Il gruppo interverrà 24 ore su 24 Il progetto prevede la creazione di un servizio, coordinato da Telefono Azzurro, a cui collaborano Servizi sociali del Comune, Usl, reparti pediatrici, il Tribunale dei minori; dovrà essere in grado di intervenire 24 ore su 24 per offrire una risposta pronta, coordinata a quella delle Forze dellordine, ai bambini che siano stati in qualche modo coinvolti in fatti traumatici. «Il "Team demergenza" si ispira a unanaloga esperienza americana, realizzata da Steven Marans, neuropsichiatra infantile e direttore del Child Development Community Policing Program, un progetto attuato congiuntamente dal Dipartimento di Polizia di New Haven (Connecticut) e dal "Centro studi sul bambino" dellUniversità di Yale», spiega il professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro. «Siamo andati negli Usa a studiare da vicino le risposte ideate in un Paese dove il problema della violenza urbana è drammatico e luso delle armi tra i giovani è diffuso». Qualche cifra: un bambino su cento è stato testimone di una sparatoria o di un accoltellamento prima dei sei anni, secondo una ricerca condotta presso lOspedale di Boston. Unaltra indagine, svolta a New Orleans, dice che l80 per cento dei bambini intervistati è stato testimone di episodi gravi di violenza, il 60 per cento ha visto usare armi, il 40 ha visto un cadavere. New Haven in particolare è stata scelta come cittàpilota per il suo alto tasso di criminalità: pur non essendo una grande metropoli (140 mila abitanti) è la quinta negli Usa per crimini violenti. Nel 1991 vi sono state denunciate 35 morti per arma da fuoco, 490 aggressioni gravi, 100 violenze sessuali e 1.370 rapine. «Per far fronte a tanta violenza il professor Marans ha chiesto e ottenuto la collaborazione della Polizia locale; ha iniziato a fornire agli agenti nozioni di psicologia infantile. È stata quindi istituita la nuova figura del "poliziotto di quartiere". Alla fine ne è scaturito un nuovo rapporto tra Forze dellordine e cittadini: gli agenti hanno imparato a conoscere lambiente in cui operano e a vedere in un bambino ancor prima che un teste o un imputato, un minore che ha bisogno di cure», spiega Caffo. E i risultati? «Da quando è
iniziato il progetto, i poliziotti hanno seguìto oltre
mille casi e sempre più famiglie sono state aiutate dal
cambiamento di ruolo dei poliziotti che lavorano nei
quartieri», commenta il professor Marans: «I bambini si
sentono più sicuri e si è registrata una diminuzione
del fenomeno delle bande minorili. Anche i bambini
coinvolti come attori in atti di violenza hanno diminuito
la loro spinta criminale e migliorato il loro rendimento
scolastico». La collaborazione del volontariato Ora lo stesso tipo di collaborazione che ha messo insieme servizi sociali e Polizia nella città americana sarà sperimentato nella realtà della provincia trevigiana, sotto il coordinamento di Telefono Azzurro. Per questo unéquipe comprendente responsabili delle Usl 7, 8 e 9 del territorio di Treviso, dellassessorato ai Servizi sociali del Comune, medici del Pronto soccorso pediatrico dellospedale di Treviso, nonché un magistrato del Tribunale dei minori di Venezia, si è recata nei giorni scorsi negli Usa per conoscere direttamente lesperienza di New Haven. «Grazie a questo progetto, che prevede la collaborazione anche del volontariato trevigiano, si potrà così intervenire, non solo alle segnalazioni dirette dei minori, ma a quelle date da tutti gli enti coinvolti», ha spiegato lassessore ai Servizi sociali di Treviso, Andrea Mescola. Il progetto, che prevede anche la creazione di un "luogo protetto" dove sarà possibile accogliere per qualche tempo il minore immediatamente dopo levento traumatico, diventerà operativo nel prossimo mese di aprile. Alberto Laggia
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