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Dai nostri
inviati a Cuba ll ricordo di
padre Varela, di RENZO
GIACOMELLI - foto di GIANCARLO GIULIANI / AP |
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Il Papa in
preghiera davanti alla tomba del padre Félix Varela (nella
foto, sotto). La tomba si trova non in una chiesa o
in un cimitero, ma nellaula magna
dellUniversità de LAvana. Perché Félix
Varela, prete della prima metà del secolo scorso, quando
Cuba era ancora colonia spagnola, è uno dei grandi della
cultura di questo Paese. È anzi considerato, per il suo
grande impulso al rinnovamento pedagogico, «colui che
insegnò ai cubani a pensare». Filosofo, prete
esemplare, patriota insigne, fu deputato di Cuba alla
corte di Spagna, dove si battè per la liberazione degli
schiavi nelle colonie latino-americane, e questo
sessantanni prima dellabolizione della
schiavitù. Infaticabile fautore dellindipendenza
di Cuba, per sfuggire alla persecuzione del potere
spagnolo, che lo condannò a morte, fuggì negli Stati
Uniti dove morì nel 1853. Durante il trentennale esilio,
fu parroco a New York, impegnatissimo nella pastorale per
gli immigrati, per i quali aprì scuole, ospedali, asili.
Nel 1985 è stata introdotta la causa di beatificazione
del padre Varela.![]() Dopo la preghiera sulla tomba del grande patriota, il Pontefice ne ricorda limpegno politico, con chiari riferimenti alla realtà attuale di Cuba. Il padre Varela, dice il Papa, «è stato il primo a parlare di indipendenza in queste terre. Ha parlato anche di democrazia, considerandola il progetto politico più consono con la natura umana». Varela cercava Dio in tutto e soprattutto. «Ciò lo portò a credere nella forza di quel che è piccolo, nella efficacia dei semi di verità, nella convinzione che i cambiamenti devono avvenire con la dovuta gradualità verso le grandi e autentiche riforme». Riforme che portino «ad una società più giusta, più libera, più umana e più solidale». Il Papa ricorda poi un altro "padre della patria", lo scrittore e poeta José Martí, continuatore delle idee di Varela, e afferma: «Sono convinto che questo popolo ha ereditato le virtù umane, di matrice cristiana, di questi due uomini». Perciò è necessario continuare nel «dialogo culturale fecondo». Il Papa conclude esprimendo la fiducia che «in futuro, i cubani raggiungano una civiltà della giustizia e della solidarietà, della libertà e della verità, una civiltà dellamore e della pace». A sorpresa, ad ascoltare il Pontefice è venuto anche Fidel Castro. E pure lui applaude a lungo e con calore laugurio di una società cubana più giusta e più libera. Nel futuro. r.g.
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