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Di
fronte a tanta violenza non sarebbe il caso di prevedere
uneducazione sessuale per aiutare i più giovani a
difendersi da pericoli e mali che possono segnarli per la
vita? Antonia
P. Pesaro
Quando esplodono casi di violenza tutti si
indignano e invocano provvedimenti. Sembriamo il coro che
canta «Partiam, partiam...», ma muoviamo solo la bocca
e restiamo fermi sulla scena. Per partire dobbiamo sapere
dove andare e cosa fare. E qui cominciano le difficoltà
e le divisioni tra coloro che sono disponibili a svolgere
uneducazione sessuale. Perché leducazione è
diversa secondo la concezione che si ha della
sessualità, delluomo, e della relazione che la
sessualità ha con la vita delluomo.
Che
cosè la sessualità?
Di qui la prima domanda: che cosa sono la
sessualità e leducazione sessuale? Un tempo si
pensava che leducazione consistesse nel portare a
scuola delle tavole anatomo-fisiologiche e spiegare gli
organi genitali nella struttura, nel loro meccanismo e
nelle conseguenze che derivano dalluso. Poi si è
capito che la sessualità è molto più, e si è cercato
di illustrarne gli aspetti psico-affettivi. Si è capito
che la sessualità permea la totalità della persona e la
caratterizza come uomo e donna in tutti i suoi
comportamenti, e si è cercato di coglierne i significati
umani. Infine, si è capito che la sessualità è una
realtà complessa (coincide con lessere uomo o
donna, segnando tutti gli aspetti della vita) e in
continua evoluzione (è presente con modalità, esigenze
e domande diverse, secondo le stagioni della vita). È
fisicità che produce lorgasmo e crea la vita; è
relazionalità che genera la gioia dellincontro
(che è più del piacere) e dà origine a un rapporto
umano; è spiritualità che lega la coppia in una
comunione di vita che si prolunga nella creazione di vita
nuova. Queste espressioni sono legate tra loro, anche se
si manifestano in tempi diversi; e ogni espressione
chiede di essere vissuta in modo da non compromettere il
successivo sviluppo.
Ecco allora la seconda domanda: chi
deve fare educazione sessuale? Ovviamente chi è in grado
di seguire la persona nella sua evoluzione e sa dare una
risposta proporzionata alla domanda sessuale che si
manifesta in "quel" tempo della vita. Ed è
fuori dubbio che la famiglia è in primo piano, perché
solo la famiglia è in grado di seguire lo sviluppo del
figlio e di misurare la risposta sulla domanda. Il che
non esclude che altre agenzie educative possano integrare
lazione della famiglia, avendo consapevolezza del
limite di unazione rivolta in modo indifferenziato
a un gruppo. Leducazione vera è sempre personale e
personalizzata.
Preparare
genitori ed educatori
Ma quali famiglie sono preparate a svolgere
questazione educativa? E quali educatori sono
preparati a integrarla? La risposta è ancor oggi
deludente. Mancano gli educatori e manca unintesa
su quello che si deve intendere per educazione sessuale.
I fatti di violenza che accadono dimostrano che occorre
agire in fretta. In attesa di avere educatori preparati
nellambito della famiglia, della scuola,
dellassociazionismo, possiamo iniziare
dallinformazione, senza pretendere di fare una vera
educazione. Per rimediare ai mali della violenza sui
minori, dello stupro, dellAids, delle malattie
veneree, delle gravidanze indesiderate, un primo passo
(primo, perché non è il livello delleducazione)
può essere quello dellinformazione, anche se è
unazione incompleta e rischiosa.
Il limite
della scuola
Sopprimiamo allora lespressione
"educazione sessuale" e diciamo che si tratta
di informazione. Si dica con altrettanta chiarezza che
linformazione si propone lo scopo modesto (ma
importante) di far evitare i mali legati alluso
scriteriato e violento della sessualità genitale
(violenza, stupri, malattie, gravidanze). Si riconosca
che leducazione è ben altra cosa e deve essere
realizzata attraverso un rapporto il più personale
possibile, che non può essere attuato
nellanonimato di una scolaresca fatta di ragazzi
diversi per sensibilità, maturità, sviluppo raggiunto
nel contesto familiare. E soprattutto si resti in questi
limiti, senza pretendere di entrare nella dimensione
educativa che richiede delle persone, un contesto e un
tipo di rapporto diverso da quello scolastico.
Accanto allazione informativa
indirizzata ai giovani è indispensabile unazione
di formazione rivolta ai genitori e agli educatori,
perché ognuno intervenga e dia il suo contributo nel
modo proporzionato alla sua presenza e al tipo di
presenza che ha nella vita dei giovani. Né si può
dimenticare che disponiamo di strumenti validi per la
formazione degli educatori. Ricordo solo il documento del
Pontificio Consiglio per la Famiglia del 1995: Sessualità
umana: verità e significato. Orientamenti educativi in
famiglia.
Inviare le vostre
domande a Famiglia Cristiana, "Risponde
il teologo" - Via Giotto 36 - 20145
Milano. La Direzione si riserva il diritto di
sintetizzare le lettere che vengono pubblicate.
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