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Il maestro
"rivoluzionario", il pacifista convinto,
luomo che aveva scelto i poveri e condivideva la
loro esistenza. Ma i suoi ex allievi ricordano
soprattutto il prete che sapeva vivere il Vangelo.
Al cimiterino di Barbiana si scende per un
sentiero impervio e tra le erbe alte la tomba è una
macchia di bianco. Sulla lapide, lessenziale: Don
Lorenzo Milani, 27.5.23 - 26.6.67, Priore di Barbiana dal
1954.
Si risale al colle dove sorge la
chiesa e bisogna contentarsi di girare intorno. È tutto
chiuso, a Barbiana non vive più nessuno. Restano i segni
dellabbandono: le ortiche che soffocano il roseto;
la pergola, sotto cui il priore faceva scuola,
bruciacchiata dal freddo; i meli e i peschi
inselvatichiti...
Barbiana è un malinconico luogo
dove il tempo si è fermato. Ma don Lorenzo Milani, che
trasformò quel borgo sperduto nel Mugello in un simbolo,
è così presente che intorno al suo nome si accumulano i
libri, gli studi, i convegni. E le polemiche. Egli resta
«un segno di contraddizione sempre vivo e
interpellante», scrive su Jesus, nel numero di
giugno, Mario Gozzini che gli fu amico. A trentanni
dalla morte di don Milani, amici e nemici si trovano
ancora in campo; ideologi di vari schieramenti, eredi
spirituali e ammiratori continuano a rivendicarne
lesclusiva; ostinati portatori di rancori e di
intolleranza si sforzano di non capirlo.
Sono ancora in tanti a
stiracchiarlo di qua e di là e così si ripete la storia
di quando era vivo. La sinistra vide in lui solo il
contestatore e lo trasformò in un precursore del
Sessantotto. La curia fiorentina, che di quel ruvido
prete anticonformista non capì la coerenza cristiana, lo
allontanò da San Donato di Calenzano, dovera
viceparroco e lo spedì a Barbiana, una parrocchia del
Mugello così spopolata (solo 124 parrocchiani, sparsi su
per le falde della montagna) che sarebbe stata chiusa se
non fosse venuta utile come esilio per lui.
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La chiesa di Barbiana
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Il libro più
recente sul priore di Barbiana ha un titolo provocatorio:
Don Milani! Chi era costui? (Baldini &
Castoldi). Lo ha scritto il giornalista Giorgio Pecorini,
che per nove anni frequentò don Lorenzo e la scuola di
Barbiana. A epigrafe del libro, Pecorini riporta tre
frasi di don Milani. Lultima è tratta da una
lettera al magistrato Gian Paolo Meucci: «Se avevo
ragione o torto si vedrà tra ventanni. E mi
dispiace solo che sarò morto da un pezzo e non potrò
tentare io stesso il saggio statistico dei risultati».
Dalla data di quella lettera, 25 dicembre 1953, di anni
ne sono passati 44 e il bilancio è aperto.
Fu un uomo evangelico nella sua
scelta degli ultimi. «La povertà dei poveri non si
misura a pane, a casa, a caldo. Si misura sul grado di
cultura e sulla funzione sociale», scrisse in Esperienze
pastorali, il libro colpito, a pochi mesi
dalluscita, dal SantUffizio, che ne vietò la
diffusione e le ristampe.
Un
ipertesto che andrà su Internet
I trentanni dalla morte di
don Milani sono loccasione per meditare sulla sua
eredità. Lo ha fatto un convegno a Vicchio, il 31 maggio
scorso, su "La scuola a trentanni dalla
scomparsa di don Lorenzo Milani", relatori lo
studioso Tullio De Mauro, il ministro
dellIstruzione Luigi Berlinguer ed Edoardo
Martinelli, uno degli ex ragazzi di Barbiana che
collaborò alla stesura di Lettera a una professoressa.
A Vicchio, cè il Centro di documentazione don
Milani, lo presiede Nanni Banchi: «Il discorso di don
Lorenzo lè immenso. Noi si sta preparando un
ipertesto che andrà su Internet».
Nanni Banchi è falegname; nella
sua bottega lavora con lui la figlia Sabrina, 25 anni,
diplomata allistituto darte. Alle pareti ci
sono frasi di don Milani scritte su tavole di legno. Come
questa: «A che cosa sarà servito avere le mani pulite
se le mani le avremo tenute in tasca?». Nanni ricorda:
«Don Lorenzo veniva qui con i ragazzi a ordinare pezzi
di compensato e voleva che poi andassi su a Barbiana per
spiegare i lavoretti di falegnameria. Poi tra noi ci fu
uno screzio. Una sera di giugno che salii fin lassù a
piedi, lui stava con i ragazzi a studiare le stelle. Mi
invitò a guardarle anchio, gli dissi che ero
troppo stanco perché mi importasse delle stelle e lui mi
aggredì col suo modo brusco: "Così resterai sempre
un ignorante". Avevo ventanni, ero impulsivo,
gli risposi alla fiorentina e rompemmo lamicizia.
Peccato! Era uno che camminava col Vangelo».
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Don Lorenzo Milani a Barbiana fa lezione
a un gruppo di ragazzi sotto la pergola |
A San Donato di Calenzano gli ex
ragazzi della scuola popolare hanno costituito da dieci
anni il Gruppo don Lorenzo Milani, associazione di
volontariato per il recupero scolastico di giovani in
difficoltà. Incontriamo Luigi Cerbai, il presidente,
Mario Rosi e la moglie Luana Facchini, Maresco Ballini,
Orlando Gensini, Bruno Pettarini. Per il trentennale
della scomparsa di don Milani hanno preparato un libro di
riflessioni e testimonianze, edito dalla Libreria
Editrice Fiorentina (la stessa che ha pubblicato tutti
gli scritti di don Milani). Il libro sarà presentato il
21 giugno.
Dice Maresco: «Don Lorenzo è
conosciutissimo come il geniale maestro di Lettera a
una professoressa e come il coraggioso pacifista di Lobbedienza
non è più una virtù. Ma non altrettanto come quel
cristiano e quel prete che fu. Eppure non si può capire
il maestro e il pacifista se non si conosce insieme il
cristiano e il prete. Non cè stato un solo giorno
che labbiamo visto senza tonaca». Dice Bruno:
«Giorni fa hanno scritto che era autoritario e
intrattabile, manesco e intollerante» (è un articolo di
Michele Ranchetti su Il manifesto del 22 maggio
scorso). «Che falsità! Con noi si considerava il padre
e noi i suoi figlioli. Sì, faceva partacce ai
presuntuosi e con noi era esigente. Ci pesava quello che
da noi pretendeva, perché pretendeva il massimo».
Dice Mario: «Ci insegnava la
dignità del battezzato, lautonomia del cristiano.
Anche in politica: "Impara a pensare con la tua
testa". No, non ci ha preparati con lo stampino a
pensarla tutti allo stesso modo...». Dice Luana: «Hanno
scritto che era un misogino, che le ragazze non le voleva
a scuola. Non è vero. A quellepoca cera la
divisione tra maschi e femmine, e lui cercò di
superarla. Ci faceva partecipare alle recite parrocchiali
e poi cominciò a restaurare un vecchio locale al centro
del paese per la scuola di noi ragazze, ma non fece in
tempo perché venne trasferito a Barbiana». Conclude
Maresco: «Don Lorenzo è attuale oggi come tra
centanni, perché era uno che il cristianesimo lo
pigliava sul serio».
Franca Zambonini
Segue:
Un
profeta che guardava lontano
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