Ne ha fatta di strada l’ex
ragazzina di Non è la Rai. Era il 1992 quando l’allora quindicenne
Ambra Angiolini si presentò, guidata via auricolare da Gianni
Boncompagni, davanti alle telecamere di Italia 1 per condurre uno dei più
chiacchierati programmi giovanilistici della Tv commerciale. Successo,
polemiche, popolarità. Poi la parabola discendente.
«Ma io non mi sono mai buttata giù. Come prima non mi
ero montata la testa», puntualizza Ambra, oggi trentenne di nuovo in
ascesa. «Grazie al mio carattere, al mio sapermi impuntare pur di non
barattare la dignità personale, ho fatto tanta gavetta evitando certi
scivoloni. Hanno provato a distruggermi etichettandomi come una superficiale
Lolita, cosa che non sono mai stata. Ho tenuto duro».
- Come è riuscita a conservare l’equilibrio?
«Sono sempre stata una ragazza sana e di questo devo
ringraziare i miei genitori. Ricordo quando andai, per gioco, ai provini di Non
è la Rai. Mio padre non avrebbe voluto, ma pensò che tanto non sarei
mai stata scelta: barattò il permesso con la promessa d’impegnarmi per
gli esami. Superai bene entrambi... Sono orgogliosa dell’educazione che ho
ricevuto, della solidità della mia famiglia. E sono riconoscente anche ai
miei fratelli, defilati ma sempre vicini».
- Mai temuto, dopo il successo, di sparire?
«La televisione può essere bella, ma non c’è solo
quella, io ho sempre avuto tante curiosità. Quando quelli della Tv non mi
hanno più cercata, non ho fatto la vittima né ho dato la colpa agli altri.
Mi sono data da fare: programmi in radio, teatro, musica. Finché è
arrivata la grande occasione».
- L’esordio al cinema in Saturno contro di
Ozpetek. Poi, in settembre, l’invito come madrina all’apertura della
64ª Mostra di Venezia. Si aspettava le critiche? E i tanti premi?
«Ai giudizi contrastanti ho fatto ormai il callo. Non mi
aspettavo le lodi. Ho vinto il David di Donatello, il Nastro d’argento
come attrice non protagonista e una miriade di altri premi! Ho capito che
potevo avere fiducia in me stessa. Sono riconoscente a Ozpetek, che è stato
il primo a volermi. Devo crescere per essere una protagonista. Ma il set non
mi mette più ansia. Ne ho avuto conferma con Cristina
Comencini».
- In questi giorni esce Bianco e nero, nuovo film
della regista. Lei ne è coprotagonista con Fabio Volo e una coppia di
attori di colore, Eriq Ebouaney e Aissa Maiga. Altro passo in avanti?
«Sì, fondamentale. Anche se tocca agli altri giudicare.
Sono strafelice perché è una commedia vera che fa sorridere su un tema
serio come il razzismo. Un film poco "politicamente corretto"».
«È una storia che sbeffeggia in maniera paritaria i
cliché che regolano i rapporti tra italiani e africani. Eh sì, perché il
razzismo può essere biunivoco. Pochi sanno, ad esempio, che le donne di
colore che stanno con uomini bianchi sono mal viste dai connazionali. Nel
film sono Elena, che vive e lavora a tempo pieno in un’organizzazione
impegnata nell’integrazione razziale. Invece mio marito Carlo, tecnico
informatico di origini bresciane, non fa mistero del suo razzismo e dell’insofferenza
verso le manifestazioni pro-Africa in cui lo coinvolge la moglie. Solo che
Elena finisce per fare dell’antirazzismo un impegno di lavoro, tanto da
non avere neppure un amico di colore. Mentre Carlo, ruvido ma sincero,
finirà per intrecciare una relazione con Nadine, bellissima donna di colore
conosciuta a una serata della moglie. E di fronte al tradimento, le parti si
invertiranno».
«No. La parte ansiogena del lavoro me la sono lasciata
alle spalle. Ho deciso che solo i miei figli, Jolanda e Leonardo, sono degni
di ansia. Anzi, vorrei essere una madre meno apprensiva».
Una vocina flautata ci interrompe: è Leonardo, 18 mesi,
che reclama le attenzioni della mamma. Avanza ostentando un ditino fasciato:
le conseguenze dell’incidente casalingo per cui mamma Ambra e papà Francesco
Renga, di professione cantante, si sono dovuti precipitare al pronto
soccorso di un ospedale romano, trovandosi a trascorrere il Natale nella
capitale con i nonni materni. La famigliola ora è rientrata a Brescia ma in
fondo, per Leonardo e la sorellina, sono ancora giorni di festa: chi sarà
mai questo sconosciuto giornalista che "ruba" loro la mamma?
- Ambra, quanto hanno influito i figli sulla sua
maturazione?
«Sono stati importantissimi, la svolta della mia vita e
della carriera. Da quando ci sono loro, vedo ogni cosa in un’ottica
diversa. Sin da piccola ero così attaccata all’idea dei bambini che
sognavo di fare la mamma oppure l’ostetrica. Forse, io e Francesco ne
avremo altri. E magari ci sposeremo anche in chiesa: ma quando saremo pronti
e convinti, non così tanto per farlo. Perfino le mie scelte professionali,
oggi, dipendono da loro: non farò mai qualcosa di cui dovermi vergognare».
«Grande o piccolo che sia. Credo che riprenderò presto a
lavorare in Tv, su La7, nella nuova edizione dello show di Maurizio Crozza.
E poi continuerò a fare provini per il cinema, con gioia e leggerezza. Sto
studiando tanto con Stefania De Santis, la persona che segue la mia crescita
fin dai primi tempi in televisione. È a lei che devo moltissimo».