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GOVERNO - Emergenza criminalità: parla il nuovo ministro degli Interni DI PUNTO IN BIANCO di GUGLIELMO NARDOCCI |
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I sei anni
vissuti da sindaco di Catania lo rendono diverso da tutti i politici che
lo hanno preceduto al Viminale: «Sono abituato a trattare direttamente
con la gente, a chiedermi quali conseguenze avranno i miei atti sui
cittadini. Lo farò anche da qui. E voi mi giudicherete dagli obiettivi,
perché sarà facile vedere se li ho raggiunti o no».
«Quando il suo settimanale sarà in edicola io non sarò già più sindaco di Catania...». Sembra l’inizio di un malinconico addio, se non fosse che di fronte a noi c’è il neoministro degli Interni Enzo Bianco, capace di cambiare espressioni ed emozioni bugiarde cento volte in mezz’ora, ma totalmente incapace di clamorose bugie: «Sì, certo, sono felicissimo di stare qui, perché debbo dire di no?». Bianco non è uno di quei politici che, con la faccia contrita, accettano l’alta carica "in spirito di servizio"; anzi ci porta in un salottino adiacente il suo studio, alle cui pareti sono appesi gli elenchi dei ministri che lo hanno preceduto dall’Ottocento ai giorni nostri: «Nitti, Giolitti...». E ora, Enzo Bianco: «Sì», risponde ridendo, ma senza falsa modestia, «ora Enzo Bianco, sindaco di Catania».
«La gente forse non se ne rende conto pienamente, ma il fatto che al Viminale non ci sia più un politico classico come nel passato, ma un sindaco, rappresenta un po’ una rivoluzione. Il presidente del Consiglio comunale di Catania Condorelli mi ha regalato l’originale di un decreto regio del 1867, nel quale il ministro degli Interni di allora nominava il sindaco di Grottaferrata; dopo 132 anni, mi ha scritto Condorelli, un sindaco è ministro degli Interni».
«Può significare tante cose, forse; che ad esempio arriva al Viminale, nel ministero che è a contatto diretto con il sistema delle autonomie, uno che viene dalle autonomie locali. E anche che si affaccia alla ribalta una nuova generazione di persone, che vuole governare con lo spirito e l’esperienza acquisita nell’amministrazione delle città. Ma chi l’ha detto che un ministro debba provenire esclusivamente dai partiti o dalle Università? Per noi la politica è, come nel suo senso originario in lingua greca, ta politikà, ovvero le cose della città, della polis. Un sindaco sa ben presto sulla sua pelle quale è il risultato delle sue decisioni. Se non sono giuste, c’è la gente che urla sotto il portone del Municipio o ti ferma per strada esattamente 24 ore dopo. Io credo che sia utile guidare un ministero importante come questo avendo alle spalle sei anni di esperienza amministrativa, vissuta a contatto diretto con i cittadini; ti aiuta a pensare che ogni tuo atto può provocare un danno o un sollievo per il cittadino».
«L’Italia, per la posizione che ha e per tutto il resto, è ovviamente esposta al rischio, come peraltro lo è stata nel passato. Lo sappiamo, abbiamo gli occhi aperti, facciamo tutto quel che è necessario fare per evitare guai. Come ho già detto, il mio primo obiettivo è proteggere il Giubileo, che deve svolgersi serenamente».
«Lo so, ma io le gatte le pelo da un decennio. Insomma ci sono abituato. Catania era veramente difficile da cambiare, nessuno ci avrebbe speso una lira bucata. Adesso arrivano le multinazionali, in città si passeggia fino a tardi là dove undici anni or sono c’era il coprifuoco dalle otto di sera. Le case abusive si buttano giù... Che le debbo dire?, sarà dura, ci vorrà anche un poco di fortuna, però quando mi prende un poco di angoscia penso sempre a Catania e penso che lì era veramente più difficile che qui».
«Guardi, non voglio cominciare il mio lavoro chiedendo aumenti di organici. Sono di quelli che pensano che è molto importante puntare sulla tecnologia, sulla riqualificazione del personale, che deve essere motivato. Vale sempre la regola che è meglio avere a disposizione un poliziotto motivato piuttosto che due che non hanno voglia».
«Quando parlo di motivazione, mi riferisco naturalmente anche agli aspetti economici. Però vorrei sottolineare che ai fini dell’efficacia e dell’efficienza è importante puntare sulle tecnologie e sulla riqualificazione del personale».
«Lei ci scherza, ma secondo me è possibile, ed è anche meno difficile di quanto si pensa».
«Fra meno di un mese presenterò un piano i cui obiettivi saranno verificati ogni tre mesi alla luce del sole. Anche lì sarò sindaco, cioè concreto. Mi giudicherete sugli obiettivi perché sarà facile sapere se li avrò raggiunti o meno». Guglielmo Nardocci
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