n. 6 settembre-ottobre 2013

Sommario.

 L'arte della preghiera
di Vincenzo Marras

Un carisma tutto pastorale
di Silvio Sassi

 Il Capitolo generale delle Figlie di San Paolo
a cura delle FSP

 I 130 di Gazzetta d'Alba
di Maria Grazia Olivero

Decreto della Penitenzeria Apostolica circa l'indulgenza per il Centenario
a cura di Alberto Fusi

 Il futuro scaturisce dalle radici
di Filippa Castronovo

 Valore del Carisma pastorale
di Annarita Cipollone

 La Famiglia Paolina nel mondo
a cura della Redazione

Una vita e un cuore di pioniera
di Mercedes Mastrostefano

Non lasciamoci rubare la speranza
di Anna Pappalardo

 Il Concilio ci interroga
di Carlo Cibien

 In ascolto dello Spirito
di Stefano Stimamiglio

 Preghiamo per...
a cura di Luigi Giovannini

 L'inizio di un lungo cammino
a cura di Francesca Baldini


Cooperatore Paolino  n. 3 maggio-giugno 2013

 TORNARE A SAN PAOLO

 di Filippa Castronovo, fsp

Il futuro scaturisce dalle radici!

Figlie di san Paolo: un’identità e un programma di vitaFiglie di san Paolo: un’identità e un programma di vita

Non abbiamo documenti che precisano quando si è fatta chiarezza sul nostro nome. Le prime giovani che seguirono Alberione erano chiamate figlie o ‘figlie del laboratorio’. Nel 1921 si indirizza a noi con la designazione: «Alle ottime figliole di san Paolo» (cfr. Considerate la vostra Vocazione [CVV] 1). La prima Maestra, venerabile Sr Tecla Merlo, nelle memorie che ci ha lasciato ricorda che, fin dagli inizi, san Paolo era di ‘casa’ tra di loro: «I danni cagionati in città [a causa dello scoppio del forte di Pampalou 4 giugno 1920] sono stati grandi e così a noi pareva sempre più grande la protezione del nostro Padre san Paolo. Lui era il padrone di casa. Si era messo in negozio il quadro grande, si era fatto un altarino e sempre si teneva una lampada accesa e l’altarino ornato di fiori…avremmo voluto che san Paolo entrasse dappertutto. Com’è grande il nostro Padre». È un fatto: la devozione a san Paolo nacque con le Figlie di san Paolo. Il titolo ufficiale ‘Figlie di san Paolo’ secondo il ricordo del beato Timoteo Giaccardo nacque a Susa e furono denominate così dalla popolazione che «considerò sin da principio le figlie di Alba, come una nuova famiglia religiosa, le Suore della Buona Stampa, e le alunne. Lo erano di fatti! E le chiamarono le “Figlie di San Paolo”» (cfr. UCBS, 15 maggio 1924, 19; Le nostre origini, p.32).

La devozione delle prime FSP a san Paolo esprimeva un affetto filiale schivo da sentimentalismi religiosi tipici della devozione popolare. Ricorda maestra Tecla: «Quando ci dissero che la nuova tipografia si sarebbe chiamata s. Paolo, non potevamo più contenere la gioia, a Lui si ricorreva nei nostri bisogni, Lui si invocava nei lavori quando vi si trovava qualche difficoltà, quando non si sapevano eseguire i lavori; e san Paolo guidava, insegnava, e noi sovente per renderlo più di famiglia, il nostro caro padre lo si chiamava S. Paolin; facevamo come i bambini che non sanno fare il compito e vanno dal papà a farsi insegnare, il quale vedendo il bimbo proprio buono a nulla, glielo fa lui stesso. Così ha fatto il nostro caro Protettore » (Le nostre origini, p.16). Siamo negli anni 1919/20 e Paolo è ritenuto padre, guida, maestro, protettore (cfr. AD 2).

Donne collaboratrici nella missione nuova per tempi nuovi. Nel 1929 il beato Alberione ci dice: «Qual’ è la vostra missione? È la diffusione del Vangelo per mezzo della stampa. Diffondere la sapienza celeste di Gesù… La ‘Buona Stampa’ è necessaria perché le turbe hanno fame di Vangelo… » (Alberione, Alle Figlie di san Paolo, [FSP] 1929, pp.35- 38). Nel 1938 non era comune parlare di collaborazione attiva delle donne nell’ apostolato. Il beato Alberione nel 1938 ci mostrò che Paolo - nonostante in quel tempo fosse ritenuto quasi ‘misogeno’ - seguendo Gesù, coinvolge le donne nell’apostolato : «San Paolo, seguendo l’esempio e la dottrina del Maestro Divino, volle associare al suo apostolato varie donne di particolare virtù ed attitudine … scrive ai Romani: “Vi raccomando Febe che serve la Chiesa di Cencre: ella ha assistito molti ed anche me stesso”. – “Salutate Maria, la quale molto ha faticato tra voi», cioè nel lavoro evangelico; «Salutate Trifena e Trifosa e Perside le quali molto si affaticano nel Signore» (CVV 67).

Il richiamo alla donna collaboratrice di Paolo ritorna in Spiegazione delle Costituzioni (SdC) n. 446. «La donna ha fatto tanto! S. Paolo scrivendo ai Corinti, ammoniva che la donna non profetasse nelle adunanze della Chiesa. Ma a voi il Signore per mezzo della Chiesa… ha dato la grazia di parlare largamente: non in piccole adunanze, ma con migliaia e milioni di fogli, libri, periodici. Portate la parola di Dio: mediante la redazione, la tecnica, la propaganda. Parlate! Sempre di più e meglio… Viviamo il mandato del nostro Padre e maestro. “Mi protendo in avanti”» (CVV 273).

Figlie di san Paolo, l’apostolo predicatore e scrittore. Paolo e Buona Stampa nel pensiero del Fondatore camminano insieme. L’apostolo si fece scrittore: «È di Istituzione divina [l’apostolato Stampa]: Dio l’ha voluto, e l’ha voluto tanto anche Gesù che ha fatto scrivere i suoi Vangeli. S. Paolo non si fermava mai di scrivere. Quando non parlava con la voce, scriveva; quando era in una città mandava lettere in un’altra perché non poteva andare predicarvi. Non aveva ancora visto i romani e, pensando che poteva convertirli, scriveva. E faceva moltiplicare, copiare e portare alle varie Chiese le sue epistole » (FSP, 1931, p.103).

Convinzione che ripropone in diverse forme e occasioni: «San Paolo era acceso di zelo… Nel suo cuore ardente egli sognava anime, popoli. Dove non poteva arrivare con la parola arrivava con gli scritti…Questo cuore così acceso, a cui non bastavano i popoli deve essere la vostra eredità. Egli amava tutti e pregava per tutti. In quel tutti è compresa tutta la terra» (FSP, 1946, p.222).

Paolo è apostolo delle Edizioni perché scrive e stimola diversi livelli di collaborazioni tipiche del lavoro editoriale: «Si ricordi come nacque sotto l’azione di Dio la Congregazione nostra…Essenza dell’apostolato in genere è la redazione …Ma nella vostra Congregazione così come è stabilita, la redazione, la tecnica, la propaganda sono tre elementi costitutivi dell’unico apostolato. L’apostolato ci fa altoparlanti di Dio … San Paolo concepiva le sue lettere e le dettava, riservandoli di sottoscrivere, buoni cristiani le moltiplicavano, copiandole; buoni cristiani le diffondevano. Egli esercitò il vero apostolato delle Edizioni» (CVV, 179). L’Apostolato Stampa «è necessario perché è la scienza delle anime… perché mentre si può fare a meno di tutto non si può fare a meno della strada per andare in paradiso: «Adesso sarebbe il caso di raccogliersi bene, ma bene, e dire a S. Paolo: “Voi, o santo nostro padre, mostrateci i segreti del vostro cuore e del vostro zelo, i mezzi del vostro zelo: le parole e la penna”. Volete sapere meglio perché S. Paolo tiene in mano la spada? [essa] indica il suo sacrificio. Ed il libro? Questo indica il mezzo di cui voglio parlare. Praticate questi due mezzi: spada, [ossia] mortificazione e sacrificio, e poi libro » (FSP, 1931, pp.120-124).

La priorità assoluta: la diffusione del vangelo. Gli Esercizi Spirituali del 1930 terminano con il proposito di portare il vangelo in ogni famiglia: «Nel corso di pochi anni faremo entrare in ogni casa o famiglia d’Italia: il Divin Maestro o come Vita di Gesù, o come Vangelo, o come libro Divin Maestro. Che tutti conoscano Gesù, che tutti siano illuminati da Gesù. In ogni famiglia! e sono 12 milioni le famiglie d’Italia. Quale grazia se Gesù entra ovunque! Un’offerta di 4, di 3, di 2, di 1 lira chiunque può farla. E se proprio non può? Regalatelo e chiedete ad altri offerte per dare il Vangelo ai poveri. È il pane dell’anima e S. Paolo raccoglieva sempre offerte da dare alla Chiesa di Gerusalemme. Che non vi sia uscio che resti chiuso a Gesù…Vi benedico! Se S. Paolo vivesse farebbe questo: ovunque e sempre e soprattutto Gesù» (CVV, 114). Nel 1949 il Fondatore alle FSP consegna una preghiera perché portino il vangelo con le intenzioni di Gesù predicava il vangelo. La preghiera termina così: «San Paolo apostolo, ottenete che il vangelo arrivi a tutti e disponete i cuori a riceverlo».

Le FSP cercano anime e si adattano, evangelicamente. Il 16 luglio1938 ci esortava ad avere vedute larghe come san Paolo. Indica i principi che negli anni successivi abbiamo chiamato ‘inculturazione’. E offre il metodo per realizzarlo: la persone e l’essenziale al primo posto: «Siate Figlie di S. Paolo! Egli aveva un cuore ed una mentalità ed una virtù tanto simili a Gesù Cristo: perciò universalità d’amore; spirito più che le pratiche di religione; cercatore d’anime… Egli sapeva trattare con l’Ebreo, con il Greco, con il Romano, coi montanari, i pescatori, i marinari, gli areopagiti, i nobili, gli schiavi…. S. Paolo si fece tutto per tutti, allo scopo di tutti salvare in Gesù Cristo: adattiamoci a lingua, a costumi, esigenze, leggi, usanze, abitudini, tendenze, ambizioni nazionali in sé‚ buone o indifferenti sotto l’aspetto morale, pur di far accettare lo spirito, la vita di fede, le virtù, i mezzi di santificazione, come avrebbe fatto S. Paolo … Chiediamoci sempre: come avrebbe fatto Gesù? Come farebbe San Paolo in queste circostanze? «Curare il sostanziale e l’accidentale; ma prima il sostanziale che l’accidentale; e l’accidentale per il sostanziale» (cfr. CVV, n. 71).

Interpretano Gesù come Paolo. Insegnamento che ribadisce nel 1960 utilizzando il verbo ‘interpretare’ che libera dalla tentazione di ripetere passivamente il passato e lancia verso la fedeltà dinamica. L’interprete realizza una azione complessa, partendo infatti dal coinvolgimento personale, rende presente, decodifica, attualizza, comunica, trascina … «Che cosa vuol fare l’Istituto? Vuol far vivere Gesù Cristo come è interpretato da san Paolo, come è presentato da san Paolo che fu illuminato direttamente dal Maestro divino…Universalità. [avere] grande cuore, cuore dell’Apostolo, cuore di Gesù! Grande cuore! Dilatare il cuore, come dice san Paolo (cf 2 Cor 6,11): il suo cuore si era dilatato e poteva ricevere tutti, contenere tutti. Dove gli è mancato il tempo, soltanto là non ha potuto arrivare» (SdC pp. 133-134).

di Filippa Castronovo, fsp